Cos’è questa storia della Rai che non pagherebbe i diritti ad artisti e autori musicali

L'Associazione Fonografici italiani ha presentato un decreto ingiuntivo contro la televisione pubblica (che ha risposto)

06/09/2022 di Enzo Boldi

Un contenzioso aperto, ora anche pubblicamente. Anzi, due. La questione della Rai e dei presunti diritti musicali (il condizionale è ancora d’obbligo, in attesa di una decisione ufficiale su questi casi) non pagati è stata sollevata dall’AFI, l’Associazione Fonografici italiani. Secondo loro, infatti, la televisione pubblica non avrebbe corrisposto circa 5 milioni di euro – accumulati negli ultimi 10 anni – derivanti dall’utilizzo di opere musicali in radio, televisioni e produzioni cinematografiche. Viale Mazzini ha replicato provando a “sgonfiare” questa bolla, ma alcune dichiarazioni presenti all’interno dello stesso comunicato non smentiscono la legittimità di questo contenzioso (almeno quello con AFI).

LEGGI ANCHE > Sarà Vespa, con un sorteggio, a gestire i confronti tra leader su Raiuno

Nei giorni scorsi, seguendo un’anticipazione pubblicata domenica da Il Fatto Quotidiano, l’Associazione Fonografici italiani aveva confermato l’apertura di questo contenzioso con viale Mazzini, confermando di

«aver presentato un ricorso per decreto ingiuntivo contro la RAI, la tv di Stato, che negli ultimi dieci anni ha accumulato oltre cinque milioni di euro di debiti per diritti musicali non pagati. Come stabilito per legge, infatti, i produttori discografici sono titolari di diritti patrimoniali che si attivano ogni volta che una loro opera viene utilizzata dalle emittenti radiofoniche, televisive e cinematografiche». 

Si fa riferimento, dunque, ad almeno dieci anni in cui la Rai avrebbe accumulato con AFI un debito di circa cinque milione di di euro relativi ai mancati versamenti di parte dei diritti musicali per brani e opere utilizzate tra radio e televisioni.

Rai diritti musicali, il contenzioso con l’AFI

E il capitolo AFI nel contenzioso Rai diritti musicali si aggiunge a quello, annunciato ben 5 anni fa (era il mese di luglio del 2017) tra la TV di Stato e Beppe Vessicchio. Il noto direttore d’orchestra, uno dei volti più amati anche dal pubblico sanremese, si lamentò del trattamento, utilizzando le stessa tesi ora portata in auge dalla richiesta di un decreto ingiuntivo presentata dall’Associazione Fonografici Italiani:

«La Rai ha pagato a qualcun altro diritti di proprietà di master musicali che spettano a me. Ho chiesto spiegazioni e il nome della persona su cui rivalermi. Sono andato io stesso all’ufficio legale di Viale Mazzini. E senza avvocati, ma in via amichevole. Silenzio. Un silenzio durato ormai troppo tempo. Così, fino a quando la situazione non sarà chiarita, ho deciso di non partecipare più a nessun programma Rai. Mi volevano al Dopofestival e alla Vita in diretta. Faranno a meno di me».

Questione, dunque, di mancato pagamento di diritti musicali. Ma come ha risposto la televisione pubblica all’annuncio del decreto di ingiunzione da 5 milioni di euro presentato da AFI? Con un comunicato che recita (nelle sue parti principali):

«Accuse infondate e che ignorano, volutamente, di menzionare i milioni di euro che la Rai riconosce agli autori e agli artisti ogni anno e alle associazioni che li rappresentano. Le esternazioni di AFI riguardano del resto una vicenda che non ha niente a che vedere con l’impegno di Rai a sostegno della produzione musicale italiana anzi lo conferma ancora di più […] Le condotte di AFI, e da ultimo la decisione – appresa dalla stampa – di avviare un ricorso per decreto ingiuntivo a fronte di una fattura unilateralmente emessa nei giorni scorsi, ignorando le richieste di chiarimenti tempestivamente inoltrate da Rai, dimostrano l’assenza di quella collaborazione e correttezza che per legge dovrebbero improntare l’operato delle società di gestione collettiva e in relazione alle quali la Rai ha già incaricato i propri legali di avviare le iniziative più opportune».

Il contenzioso AFI-Rai diritti musicali, dunque, è aperto. Ma è evidente che l’associazione e la TV di Stato abbiano due posizioni diametralmente opposte sul tema.

Share this article
TAGS
window._taboola = window._taboola || []; _taboola.push({ mode: 'thumbnails-b', container: 'taboola-below-article-thumbnails', placement: 'Below Article Thumbnails', target_type: 'mix' }); -->