Lucchettare il profilo Twitter di La Regina può non bastare a salvare una candidatura alla Camera
Nelle ultime 24 ore, pioggia di critiche sul segretario regionale della Basilicata per le opinioni espresse in passato sui social network: la mossa tardiva di rendere privato il profilo
20/08/2022 di Gianmichele Laino
Quelle del 2022 rischiano di essere delle elezioni politiche che superano l’epoca dei social network. Se fino a questo momento i politici non vedevano l’ora di aprire nuove pagine e nuovi account per poter promuovere al meglio la propria candidatura e i propri programmi elettorali, nell’epoca del post-social la corsa sembra essere quella a bloccare gli account vecchi. Ne sa qualcosa Raffaele La Regina, segretario del Pd in Basilicata, uno dei giovani candidati capolista proposti da Enrico Letta: nelle ultime 24 ore, dopo l’articolo de Il Giornale che evidenziava la sua fiducia cieca nel mollicato di Mauariedd a discapito degli alieni e dello stato di Israele, il suo account Twitter è stato esaminato praticamente da tutti, con il risultato di far spuntare fuori vecchi tweet #noTap o critici nei confronti della gestione dell’Expo e così via. Tardiva, dunque, la decisione – presa nella tarda serata del 19 agosto – di lucchettare il suo profilo su Twitter, rendendo protetti i propri tweet.
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Raffaele La Regina e la mossa di lucchettare il suo profilo Twitter
Lucchettare il profilo, secondo le regole di Twitter, significa permettere solo ai follower approvati di visionare i propri contenuti sulla piattaforma (quelli pregressi e quelli futuri), significa non dare la possibilità a nessuno di retwittare gli stessi contenuti, significa che i tweet protetti non compariranno in piattaforme di terze parti (come, ad esempio, le ricerche su Google). Significa, di fatto, chiudersi all’interno della propria comfort zone. Una mossa che, a quanto pare, sembra essere il preludio di un passo indietro rispetto alla sua candidatura come capolista alla Camera in Basilicata. Raffaele La Regina, secondo alcuni rumors infatti, sarebbe in procinto di passare la mano e di rinunciare alla corsa alle elezioni 2022 del prossimo 25 settembre. Contestualmente, dallo stesso La Regina, arrivano smentite: a TRM Tv (televisione locale della Basilicata), il segretario lucano del Pd ha parlato di fake news. In ogni caso, è opportuno fare una riflessione.
Innanzitutto, nell’epoca dei social network, un candidato di 29 anni – che ha twittato dal 2015 in poi – può perdere l’opportunità di correre alla Camera non tanto per una falla nelle sue competenze, quanto per un tweet sul mollicato di Mauariedd. Di cosa si tratta? Sconosciuto ai più, è un piatto tipico lucano cucinato da una storica trattoria di Avigliano, una cittadina molto vicina a Potenza (che con Potenza cerca di mettere in piedi una altrettanto storica rivalità, questioni di campanili non secondarie nella politica lucana). Il piatto tipico è una pasta fresca condita con mollica di pane fritta e con gli immancabili peperoni cruschi. Per quanto possa essere prelibato, sembra un po’ troppo poco per rischiarci un seggio a Montecitorio.
Il vero tema è che oggi, per un politico, è preferibile aprire un account social soltanto dopo essere entrato in carica. Il caso emblematico è sicuramente quello di Giuseppe Conte, che non aveva nessun profilo a suo nome fino a quando non divenne premier – nella sorpresa gialloverde generale. Da allora, però, è stato un crescendo rossiniano di followers, conquistati con un mix di tweet istituzionali e di fotografie giuste al momento giusto. Mario Draghi – nonostante non possa definirsi un politico, è comunque il presidente del Consiglio di uno dei Paesi del G7 – non ha, ancora oggi, nessun profilo sui social network.
Il momento di saturazione dei social network che stiamo incrociando
Siamo arrivati a un momento di saturazione delle cose che abbiamo scritto sui social network. Soprattutto se si fa parte di quella generazione di mezzo, sempre particolarmente sfortunata, rappresentata dai millennials. Nel 2013/2014/2015 molti degli attuali trentenni si affacciavano per la prima volta su Facebook, su Twitter o su altri social network di più recente invenzione (Instagram era stato aperto soltanto nel 2010). Vi si affacciavano pensando che i social fossero altra cosa rispetto a ciò che sono diventati oggi: un luogo principalmente di intrattenimento, dove le cerchie ristrette non erano community, dove le discussioni che vi si svolgevano avevano una estensione più o meno pari – tranne in poche e selezionate circostanze – rispetto al proprio giro di conoscenti (esteso, al massimo, a qualche conoscente di conoscente). Dal 2018 in poi, anno più anno meno, i social hanno iniziato a essere il principale strumento di informazione dei cittadini e il principale megafono dei politici e delle istituzioni. Quando, ormai, quello che era scritto era scritto.
Alcuni tweet di La Regina, ripresi in questi giorni, risalgono al 2015, altri (come quello più contestato sul mollicato e lo stato di Israele) al 2020 (e sappiamo quanto i due anni di pandemia abbiano ulteriormente modificato la pervasività dei social network nelle nostre vite). Quando si analizza un tweet, lo si dovrebbe inserire nel contesto di riferimento. Ed è imparagonabile (eppure tanti analisti lo hanno fatto) un tweet sullo stato di Israele a un’intervista televisiva in cui si diceva che Mussolini era un buon politico. Innanzitutto per il peso specifico diverso dei soggetti interessati (una Meloni leader di coalizione non può contare allo stesso modo di un La Regina semplice candidato capolista), poi perché veicolare un messaggio sui social è un’operazione che è cambiata tantissimo (nei modi e nei linguaggi) nel giro di poco tempo, mentre veicolare un messaggio televisivo è sempre stato uguale.
A questo punto, chiediamocelo senza ipocrisia, cos’è preferibile: che vengano scandagliati i profili social di ciascuno di noi ogni volta che ci proponiamo per un seggio in parlamento, per un posto di lavoro, per una proposta di matrimonio, per una settimana di volontariato; o che, magari, cerchiamo di dare meno importanza a quello che sui social si scrive, preferendo la competenza, l’onestà intellettuale, il contenuto?
NB: Questo articolo contiene delle opinioni personali dell’estensore
UPDATE: L’articolo è stato aggiornato con le dichiarazioni di La Regina a TRM tv