I siti che ti truffano quando compri online

03/01/2013 di Mazzetta

DOVE FINISCONO I SOLDI –  Un utente accorto dovrebbe insospettirsi del fatto che alla fine di tutto il gioco il compratore è invitato ad effettuare un bonifico intestato a una persona fisica (diversi conti intestati a persone diverse nel caso) e non a una società, a volte su una carta Postepay o un conto presso la filiale di Napoli delle Poste Italiane o ancora del  Monte Paschi di Siena filiale di Qualiano (NA) secondo le segnalazioni dei truffati. L’interrogazione dei WHOIS dei siti offre un panorama impietoso di nascite recentissime e di morti improvvise e forse è bene ricordare che questo genere di controllo è fondamentale per stabilire l’età del sito a prescindere dalle dichiarazioni in home page, che in questi casi sono accompagnati da riferimenti verosimili a ditte realmente esistenti, messi sui siti a far fede insieme ai loro numeri del registro della camera di commercio o a quello dell’iva, ovviamente all’insaputa dei legittimi titolari.

NO PAURA, SI PRUDENZA – Oltre a non pagare mai su conti correnti intestati a persone fisiche, è bene diffidare dei siti che non espongono in bella vista uno o più numeri telefonici, che non offrono alternative (o la offrono con un sovrapprezzo) al bonifico o al vaglia postale quando non si è sicuri della loro reputazione, se non addirittura della loro esistenza. Ogni giorno nascono imprese nuove nel campo dell’e-commerce, ma quelle serie non cercano di accreditarsi solo con una politica di prezzi aggressivi, bensì offrendo al cliente garanzie e riscontri che necessariamente devono andare al di là di quello che appare sulla home page dei siti. Non ci si può e non ci si deve accontentare dell’immagini d’impiegati sorridenti o di magazzini pieni di merci, per esempio la “squadra” di jackshop.it sembra proprio presa dall’incolpevole sito mpm.it, che appartiene a uno studio di commercialisti, mentre quella di mediatechstore.it sembra rubata alla PR Sud s.r.l., che si occupa di pneumatici.

TRUFFA SERIALE – Sembra evidente il ricorso al riciclo di uno schema che funziona, il template è sempre quello (a volte anche il favicon o l’hosting su godaddy.com) e viene arricchito di volta in volta di materiali, testi, foto, loghi e dati raccattati in giro. Un mix facile da raccogliere e da replicare all’infinito per numerosi siti, solo di recente abbandonato dopo che era diventato fin troppo riconoscibile, come nel caso del più recente eletroniccenter.it  in , anche perché l’azione della giustizia finora si è rilevata incapace d’impedire il proliferare di questi siti e la loro permanenza in rete per mesi, tempo più che sufficiente a truffare moltissimi clienti e a seminare il panico tra gli utenti meno accorti dell’e-commerce. Gli unici antidoti conosciuti a truffe del genere sono prudenza e circospezione, prima di mandare soldi a qualche venditore poco conosciuto è bene fare almeno qualche controllo elementare, come ad esempio infilare in un motore di ricerca il nome del sito insieme alla parola truffa; se ci sono truffati online, ci saranno anche truffati che si lamentano delle loro disavventure e che cercano di diffondere l’allarme.

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