Zuckerberg aveva il suo “Project Ghostbuster” (per spiare Snapchat)

Lo rivelano le carte giudiziarie di una causa intentata nei confronti di Meta

30/03/2024 di Redazione Giornalettismo

Un progetto che aveva un obiettivo ben preciso: catturare e analizzare i dati analitici dei rivali per poter rispondere colpo su colpo. E così, fin dal 2016, Facebook ha dato vita al cosiddetto “Project Ghostbusters” che aveva fin dall’inizio il mirino puntato su un concorrente specifico: Snapchat. Ma come poteva riuscire Menlo Park a ottenere i dati di navigazione degli utenti su un’app crittografata? Proprio attraverso quegli utenti che, incentivati economicamente, scaricavano su propri smartphone un’app che era annunciata come uno strumento di navigazione sicura e protetta. Insomma, una sorta di avveniristica VPN.

Project Ghostbusters, così Facebook spiava Snapchat

Il nome di questa applicazione era Onavo Protect e faceva parte di un pacchetto di prodotti sviluppati dall’azienda israeliana Onavo, acquistata da Facebook nel 2013 per 200 milioni di dollari. E a confermare l’obiettivo primario è stato lo stesso Mark Zuckerberg che nel giugno del 2016 chiese ai suoi ingegneri di trovare un modo – anche attraverso la creazione di un software – per spiare i dati criptati di Snapchat. E dopo l’app social, il mirino venne spostato anche su Amazon e su YouTube. Fino al 2019, quando l’app fu fatta rimuovere dagli store di Apple e Google.

Spionaggio, dunque. All’insaputa degli utenti che avevano scaricato quell’app VPN per una “navigazione sicura”. E, invece, quell’applicazione agiva esattamente come il classico “man-in-the-middle”: le informazioni (la navigazione) tra gli utenti e i server di Snapchat passavano prima dall’app strettamente legata a Facebook. E Zuckerberg lo sapeva. E gli altri vertici dell’azienda – compreso l’attuale COO Javier Olivan – ne erano a conoscenza, come confermano diversi carteggi tra di loro.

Share this article