Libero, ma uno così come?

La prima pagina del quotidiano e il richiamo all'interno che "descrivono" il Pride e fanno i soliti riferimenti scorretti al ddl Zan

27/06/2021 di Gianmichele Laino

Taglio centrale della prima pagina Libero: «Vorreste in cattedra questi signori?». Richiamo interno al giornale, nell’articolo che commenta la giornata dei Pride di ieri e – come al solito – fa i soliti voli pindarici con il ddl Zan: «Con Zan uno così può finire in cattedra». I titoli sono a corredo di immagini che arrivano dai Pride che – nella giornata di ieri – hanno animato sei città italiane. In quella scelta per la prima pagina c’è un gruppo di manifestanti al Pride di Milano, in quella centrale il manifestante è uno solo e il momento è quello di una esibizione al microfono.

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Prima pagina Libero e «uno così che può finire in cattedra»

Riferirsi in questo modo a un cittadino che sta manifestando («uno così», ma così come?) è davvero svilente per chi dovrebbe fare dell’analisi e della descrizione dell’attualità un mestiere. Si aggiunga, poi, il mix di informazioni approssimative sul concetto di «uno così in cattedra»: il riferimento alla scuola e al ddl Zan, a quella parte degli atti normativi che sono attualmente in discussione in parlamento che prevede, all’articolo 7, l’istituzione della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia prevista per il 17 maggio. Oltre all’istituzione di questa giornata nazionale (che, tra le altre cose, è celebrata in tutto il mondo), si prevede anche un percorso di sensibilizzazione all’interno delle scuole, con iniziative che – come ha sempre esplicitato Alessandro Zan – «dovranno essere coerenti con il piano triennale dell’offerta formativa e con il patto di corresponsabilità educativa tra scuole e famiglie». Il tutto per favorire il rispetto e l’inclusione e combattere il bullismo.

Sono iniziative inserite all’interno dell’offerta formativa delle scuole che, come anche per altre attività analoghe, prevedono sempre un’ampia opera di concertazione tra le varie anime dei consigli d’istituto. La calendarizzazione di attività di questo tipo passa anche per l’individuazione delle figure più adatte e qualificate per parlare con i ragazzi. Insomma, non basta andare una volta al Pride per avere automaticamente la titolarità per un intervento in classe.

Ma al di là di questa operazione artatamente costruita, torniamo sulla foto delle persone quasi “etichettate” da Libero come «uno così» o «questi signori». Nelle manifestazioni dei Pride sono tanti i professionisti, i docenti, gli operatori della pubblica amministrazione, i medici che ci salvano la vita, che non dovrebbero in alcun modo essere indicati in questa maniera approssimativa e svilente, per il loro modo di vestirsi in un giorno particolare, nel bel mezzo di un evento pubblico. Anche da questi titoli, si nota quanta distanza culturale ci sia in Italia sulle tematiche LGBT.

Parliamo ancora di «uno così» e ci lamentiamo pure della libertà di espressione.

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