Il prete tiktoker che ha scelto di utilizzare i social per insegnare il «valore del rispetto»
Don Mauro è diventato celebre su TikTok e, grazie ai contenuti in cui parla di attualità e si espone rispetto a tematiche sensibili, ha superato la soglia dei 156 mila follower
04/05/2021 di Ilaria Roncone
L’idea di un prete che crea contenuti social, ancor di più se per TikTok, può risultare strana ai più. L’eccezione che conferma la regola e che vede il mondo della chiesa avvicinarsi al mondo dei social è Don Mauro Leonardi, prete tiktoker e autore che ha deciso di sbarcare su TikTok per promuovere il valore del rispetto tra i giovani. Lo abbiamo contattato per capire le ragioni che stanno dietro la creazione di un profilo su TikTok e di contenuti che cavalcano trend attuali e tematiche che, spesso e volentieri, la chiesa non affronta in maniera così diretta e sicuramente non esponendosi. Catcalling, omofobia e anche la polemica Fedez Rai sono alcuni dei contenuti che si trovano sul profilo TikTok di Don Mauro e che ne decretano il successo.
@mauro_don✨NO ALLA CENSURA!✨ ##fedez ##iwant ##iwantu ##fy ##iwantyoubaby ##youwantme♬ Levitating – Dua Lipa
Un prete social a tutti gli effetti, dunque, che sui social ha scritto anche un libro – “Il Vangelo secondo TikTok. Usare i social e restare liberi” – per «dare una serie di consigli per stare sul web senza diventare schiavi del web, per riuscire a essere protagonisti sia in rete che nella propria vita senza vivere cadere nella schiavitù data dall’eccessivo utilizzo».
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Don Mauro, il prete tiktoker contro l’omofobia
@mauro_don✨COME HA CREATO✨ ##ComeHaCreato ##Dio ##cristiani ##respect ##lgbt ##pronoun ##aspettivavsrealta ##fy
«Penso che l’omofobia sia un problema molto serio nel nostro paese, c’è stata questa vicenda della ragazza che ha fatto coming out e la madre ha fatto quegli orribili audio. L’hanno cacciata di casa, maledetta e una storia come questa fa capire che quello dell’omofobia è un problema vero, profondo e autentico del nostro paese. Sono tanti i preti che la pensano come me su questa tematica e io, grazie ai social, ho la possibilità di indirizzare chi mi fa domande su queste tematiche a gruppi come il portale su fede e omosessualità Gionata. Loro hanno un servizio di mail cui si può scrivere e fare domande anche più personali, venendo indirizzati da sacerdoti nelle diverse città e ricevendo un aiuto se si è in difficoltà in questo senso».
Dalle domande sui social nascono i TikTok
I TikTok del prete nascono, tante volte, basandosi sulle domande che riceve dalle persone che lo contattano e sui trend: «In tanti commentano su TikTok e mi scrivono su Instagram. Se sono domande generiche rispondo, quando si va sul personale li invito a venirmi a trovare in parrocchia o comunque a recarsi presso altri preti della propria città e della propria zona. Solitamente le domande partono da qualche TikTok e si spostano su questioni esistenziali e morali, cose che riguardano il rapporto con i genitori o domande specifiche su Dio».
Se Don Mauro all’inizio i social li ha utilizzati per pubblicizzare i suoi libri, il profilo TikTok lo ha fatto per una ragione diversa: «Lo scorso luglio mi sono detto di provare anche col social cinese e vedere cosa sarebbe successo ma non lo utilizzo per la promozione dei libri, faccio dei video con una serie di contenuti che sono incentrati sul valore del rispetto. Cerco di evidenziare le mancanze di rispetto quotidiane che ci sono nella nostra vita, l’ultima riguarda il catcalling. Io stesso sono sorpreso del grande riscontro positivo che c’è stato. Per fare un TikTok parlo anche con delle persone giovani, io ci metto i contenuti e loro mi segnalano i trend del social».
«Il messaggio più bello e positivo che viene fuori dai miei video è che tantissimi giovani scoprono che esistono il prete, i preti, la chiesa come interlocutori. Poi magari non sono d’accordo e ci sono dei punti su cui uno può non essere d’accordo ovviamente, ma la cosa più interessante è sapere che c’è qualcuno di riferimento con cui parlare. Uno dei problemi, tra genitori e figli, è quando non si parla più. Meglio litigare, piuttosto, ma la comunicazione non deve mai mancare per evitare che i figli finiscano in trappola».