Il presente precario e disoccupato di 35 milioni di giovani
28/05/2015 di Redazione
La disoccupazione giovanile
, l’esplosione dei NEET, coloro i quali non lavorano né sono in formazione, e l’aumento dei contratti precari sono i lasciti più pesanti della crisi. Secondo i dati dell’Ocse nei Paesi industrializzati più di 35 milioni di giovani non hanno un’occupazione così come non frequentano alcun corso, cinque milioni in più rispetto allo scoppio della recessione nel 2008. L’Italia è uno dei Paesi con la più alta percentuale di disoccupati giovanili e di NEET, un quadro negativo che difficilmente potrà cambiare senza una forte ripresa economica.
DISOCCUPAZIONE GIOVANILE
– Il forte aumento della disoccupazione giovanile è uno dei tratti che più caratterizzata la crisi, come rimarca anche una nuova indagine dell’Ocse, OECD Skills Outlook 2015. In questa analisi, condotta sui Paesi industrializzati membri dell’Ocse, in larga parte occidentali, è rimarcato come il tasso di disoccupazione tra i giovani sotto i 30 anni sia circa il doppio rispetto alla media tra i lavoratori più adulti. Il problema maggiore si riscontra nella forte crescita dei NEET, le persone che non lavorano e non sono in alcun tipo di formazione, professionale o scolastica, che sono aumentati di circa 5 milioni rispetto allo scoppio della crisi. Le criticità maggiori si riscontrano nelle aree periferiche dell’Europa dove la recessione economica ha colpito con maggior intensità. La media dei NEET nell’area Ocse è del 14,9%, ma sale al 26,8 in Spagna, al 28,5 in Grecia mentre in Turchia supera il 30%. In Italia sono il 26,09%, poco sotto la Spagna. Simili tendenze negative si riscontrano nella diminuzione degli under 30 occupati, così come nel forte aumento della precarietà. I contratti a tempo determinato, nelle varie tipologie esistenti in tutti i Paesi Ocse, sono diventati la normalità per le giovani generazioni.
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DISOCCUPAZIONE GIOVANILE ITALIA
– In molti paesi Ocse, anche in quelli come la Germania dove l’economia è andata piuttosto bene in questi anni, si nota come le giovani generazioni siano assunte con contratti più precari rispetto ai lavoratori più anziani. In Germania i contratti a tempo determinato riguardano meno del 10% degli occupati tra i 29 e i 54 anni, ma salgono sopra il 50% per i giovani al di sotto dei 30 anni. In Italia è stato riscontrato un rapporto comparabile a quello tedesco, con contratti precari per più della metà dei giovani, percentuale che scende a poco sopra il 10% per i lavoratori più anziani. Ben più negativi sono i dati in merito all’occupazione giovanile nel nostro Paese, crollata dal 64,33 al 52,79% tra il 2007 e il 2013. Il secondo peggior dato dell’area Ocse. L’Italia, Paese, sottolinea l’organizzazione, ha “uno specifico problema di disoccupazione giovanile, in aggiunta a uno più generale”, a causa di “condizioni sfavorevoli e debolezze nel mercato del lavoro, e nelle istituzione sociali ed educative”. I NEET, che sono il 26,09% degli under 30, sono saliti di quasi 7 percentuali negli anni della crisi. I dati Ocse si riferiscono al 2013, mentre PER l’Istat i NEET nell’ultimo trimestre del 2014 erano pari al 26,2%, quindi leggermente cresciuti. In prospettiva l’Ocse rileva un altro dato molto inquietante per il nostro Paese, visto che l’Italia si colloca tra i peggiori per occupabilità degli unde 30, con percentuali al di sotto della media per le competenze dei giovani, i metodi di sviluppo di queste competenze negli studenti e la promozione del loro utilizzo sul posto di lavoro.
Photocredit: ANSA/ FRANCO SILVI