In Nuova Zelanda hanno un problema con la pornografia

06/12/2019 di Redazione

Un terzo della pornografia visualizzata in Nuova Zelanda inizia con la partner femminile che nega la propria volontà di avere un rapporto sessuale. Il dato è emerso da un rapporto dell’ufficio di David Shanks, che è Chief Censor del Paese oceanico. Si tratta di un ruolo interno al governo che si occupa di monitorare alcuni fenomeni, soprattutto per quanto riguarda alcuni fenomeni culturali e che convive con il Bill of Rights di fine Ottocento che permette a ogni cittadino neozelandese di esprimere liberamente il proprio pensiero.

LEGGI ANCHE > «Io, moderatrice su Facebook, ho visto tantissima pedopornografia»

Pornografia in Nuova Zelanda: c’è un problema

La prassi evidenziata dal censore è davvero preoccupante: soprattutto tra i più giovani ciò denota una vera e propria inversione di tendenza. Se prima la pornografia veniva percepita come un qualcosa di più ‘cinematografico’, con la rappresentazione di scene anche abbastanza fantasiose, adesso i più giovani neozelandesi puntano a visualizzare scene di vita vissuta, possibilmente che impongano una qualche coercizione alla partner femminile.

Nei video in questione, il no iniziale si trasforma successivamente in un sì. «Spesso – ha affermato il censore – i video con questo contenuto iniziano con un partner riluttante, di solito la donna, che inizia dicendo “no” al sesso ma la cui resistenza iniziale viene superata con insistenza e sottile pressione da parte dell’uomo». Una forma di dominazione che, se applicata al tessuto sociale, potrebbe diventare davvero problematica.

L’analisi della pornografia in Nuova Zelanda e la normalità della dominazione sul partner femminile

Ma non è l’unico dato preoccupante che emerge dal report del censore neozelandese: lo studio ha analizzato i 200 video più visti nel Paese su PornHub e ha fatto emergere che il 10% delle clip mostrava scene di aggressione fisica e il 9% conteneva l’uso di un linguaggio dispregiativo. Per questo motivo, il governo neozelandese sta lavorando a una proposta di legge che possa limitare e controllare il più possibile l’accesso ai siti pornografici soprattutto per i cittadini più giovani. Si tratta di un obiettivo dichiarato direttamente dal ministro dell’Interno Tracey Martin.

L’analisi politica che emerge da questo aspetto, infatti, riguarda il messaggio che sembra stia insinuandosi sempre più prepotentemente nelle menti dei giovani neozelandesi fruitori della piattaforma: un rifiuto iniziale può sempre essere trasformato in un assenso, con tutte le conseguenze del caso.

«È chiaro – ha affermato il censore Shancks – che il porno fornisce un cattivo modello per i giovani che stanno sviluppando la loro comprensione del consenso e di come avvenga una sana relazione sessuale e c’è bisogno di una contromisura affinché questo fenomeno possa degenerare».

(Credit Image: © Ana Fernandez/SOPA Images via ZUMA Wire)

Share this article