Quel tassello che cuce, ma che non rimargina

Mesi, al massimo anni. Quando questa frase è stata pronunciata dall’ex ministro dei Trasporti che si è trovato a gestire la crisi del Ponte Morandi sembrava l’ennesimo slogan approssimativo di una politica italiana incapace di reagire. Mesi, venti, sono passati. Domani verrà issato l’ultimo tassello della struttura, quella che completerà il collegamento da parte a parte sul Polcevera. Il cantiere del Ponte Morandi avrà la sua conformazione definitiva. Domani, il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli sarà a Genova per presenziare a questo passaggio decisivo della storia del viadotto.

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Ponte Morandi, gli ultimi 44 metri

Mancheranno 44 metri, quelli che serviranno a congiungere la parte destra e la parte sinistra. Una sorta di chiusura simbolica di uno spazio vuoto. Quello lasciato dal drammatico crollo del 14 agosto 2018, che causò la morte di 43 persone. Si tratterà di una prima fase, quella più impegnativa, della ricostruzione. Poi, occorrerà centrare la struttura e, infine, asfaltarla, illuminarla, rifinirla e darle quel tocco di design moderno con il quale era stato progettato.

Le operazioni si chiuderanno, coronavirus permettendo, nel mese di luglio, quando le vetture torneranno ad attraversare il viadotto sul Polcevera. Sarà la pagina nuova di Genova, quella di una città che tornerà a usufruire di una sua infrastruttura strategica la cui assenza, in questi 20 mesi ha causato disagi alla popolazione, alle imprese del posto e di un’Italia intera che da lì doveva passare, frontiera imprescindibile, per raggiungere le destinazioni europee. Per entrare nel cuore di quell’Unione che – e anche questo dramma ha contribuito – ci è sembrata davvero più distante in questo anno e mezzo.

Quanto ci è costata in termini di vite la modernità del nuovo ponte Morandi

Il ponte sarà pronto e la ferita chiusa. Ma ciò non vuol dire che sarà rimarginata. C’è una città che non può dimenticare e delle vittime innocenti che non potranno essere sostituite da una nuova opera di ingegneria. Non sarà la rapidità che ha caratterizzato l’avanzamento del cantiere a rendere meno amara ai genovesi e agli italiani una tragedia impensabile per un Paese moderno nel terzo millennio. Il ponte Morandi sarà sempre quel momento in cui l’Italia non è stata all’altezza, quella fase in cui l’approssimazione ha avuto il sopravvento sopra ogni logica ed elemento razionale. Il territorio, il paesaggio avranno un aspetto nuovo e moderno. Ma che non si dimentichi mai quanto ci è costata, in termini di vite umane e di sacrificio totale, questa modernità.

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