Come si è mossa la politica per la messa in funzione della piattaforma per i referendum?

Considerato il tracciato del governo Draghi, cosa ha fatto l'esecutivo attuale per la messa in funzione della piattaforma per i referendum?

07/03/2023 di Redazione Giornalettismo

Facciamo il punto della situazione provando a rispondere a una domanda ben precisa: che cosa ha fatto la politica – e in particolar modo il governo di Giorgia Meloni – rispetto all’ultima volta che qui a Giornalettismo abbiamo dedicato un monografico alla questione della piattaforma per referendum? Il 16 novembre 2022 – dieci giorni prima che il decreto attuativo fosse pubblicato in Gazzetta Ufficiale – abbiamo ricevuto una dichiarazione ufficiale da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione interpellando anche Marco Cappato sul punto in cui eravamo arrivati e facendo un pezzo di approfondimento dedicato alle criticità che abbiamo individuato in una prima esperienza di navigazione sulla piattaforma.

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Digitale e Pubblica Amministrazione, quel grande punto in sospeso

Come abbiamo approfondito, andando a ben vedere la questione digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è finita in secondo piano negli ultimi mesi. Considerate le emergenze cui lo stato ha dovuto far fronte – dal rincaro delle bollette al prezzo della benzina passando per la questione della guerra in Ucraina – determinate tematiche sembrano state messe da parte. Una di queste – come ci ricordano le associazioni che si stanno riunendo oggi, 7 marzo 2023 a Roma – è quella relativa all’azione della politica per la messa in funzione della piattaforma per i referendum.

Altra questione in sospeso – sulla quale tra l’altro si era sollevata una grandissima polemica appena prima di Natale 2022 – è quella relativa a SPID e CIE. Proprio a partire da una dichiarazione di Butti sull’intenzione di dire “addio allo SPID” (come titolò la maggior parte dei giornali, scatenando il panico nei che sfruttano l’identità digitale per snellire le pratiche burocratiche e provvedere in maniera molto rapida ai rapporti con la Pubblica Amministrazione) preferendo la CIE (Carta di identità elettronica). Il passo successivo? Ancora non è noto, seppure a metà aprile ci sono una serie di scadenze per il rinnovo dell’accordo con i provider che permettono di creare e usare l’identità digitale.

Piattaforma per referendum, come si è mossa la politica da novembre 2022 a oggi?

O meglio, si è mossa? Seppure Butti abbia dichiarato a Giornalettismo che – una volta pubblicato il DPCM in GU – non sarebbe servito tanto tempo per la messa in funzione della piattaforma, la verità è che non ci sono state più notizie in tal senso nella stagione intercorsa tra quei giorni e il momento in cui le associazioni stanno scendendo in piazza per chiederne conto.

L’impressione è che – dopo la messa online della piattaforma – la politica si sia arenata e, anzi, stia mettendo in discussione mezzi fondamentali come lo SPID, essenziale per accedere alla piattaforma per la raccolta firme digitali (insieme a CIE e Carta Nazionale dei Servizi) poiché permette di confermare inequivocabilmente l’identità della persona.

Questi rallentamenti, oltretutto, avvengono nonostante la risoluzione di quel nodo fondamentale che erano i problemi di privacy evidenziati dal Garante nella gestione dei dati personali degli utenti. Quali saranno – se ci saranno – le risposte del governo a chi sta scendendo in piazza per avere il diritto a una partecipazione democratica più ampia tramite mezzi che dovrebbero essere già operativi da un po’?

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