Professione performer (sui social)
Un viaggio nelle differenze con gli influencer e i content creator. Un viaggio anche tra le piattaforme che offrono soluzioni diverse e pubblici differenti
23/04/2024 di Enzo Boldi
Il mondo è bello perché è vario. E questo detto vale anche per i social network. Anche se le piattaforme, con il passare degli anni, hanno tentato di emularsi tra di loro (con dei veri e propri copia&incolla lapalissiani), a fare la differenza sono le persone che le frequentano e gli “attori” protagonisti della scena. Perché se è vero che il digitale ha dato vita anche a nuove attività e professioni, è altrettanto vero che nel corso del tempo si è allargata la differenza tra coloro i quali alimentano le dinamiche social. Un tempo, infatti, si parlava solamente di influencer: coloro i quali, con le loro azioni (foto e video) erano e sono ancora in grado di influenzare le scelte (commerciali e di tendenza) degli utenti. Una strada a senso unico durata qualche anno, ma che ora vede almeno tre binari paralleli: al fianco degli influencer, infatti, sono cresciuti sempre più i content creator e i performer sui social.
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Come detto, ogni piattaforma (seppur la tendenza è verso un appiattimento delle differenze) ha delle dinamiche ben consolidate. Se il successo di Facebook è in continuo e costante declino, piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube continuano a fare la voce grossa. Sempre più persone – suddivise spesso anche per fasce anagrafiche – hanno un social preferito. Dunque, c’è stata una differenziazione del pubblico. Un po’ come la televisione: i canali più “tradizionali” vengono seguiti da una popolazione più anziana, quelli che offrono contenuti fuori o sopra le righe (sempre nei limiti) sono guardati con attenzione dai più giovani.
Performer sui social, le differenze con influencer e creator
Quest’ultima dinamica ha dato vita a diverse forme di comunicazione. Un vero e proprio triangolo che, piano piano, sta diventando equilatero. Da un lato gli influencer, dall’altro i content creator e su quello rimanente i performer. E se quel che riguarda i primi è ben noto a tutti, il mondo dei content creator e dei performer sui social ha delle sfaccettature molto variegate. Anche in base alla piattaforma. I modelli di base e le statistiche mostrano come i creatori di contenuti prediligano l’utilizzo di Instagram e TikTok, anche per questioni tecniche: lo scorrimento verticale dell’app per visualizzare i video, le foto e i post, unito alla potenza dell’algoritmo, favorisce i cosiddetti contenuti “snackable“: rapidi, veloci e senza troppo bisogno di attenzione.
Per i performer sui social il paradigma è differente: perché se è vero che Instagram e TikTok sono in grado di fornire loro un’ottima vetrina (e questo vale anche per parte dei contenuti sponsorizzati), la piattaforma che meglio si confà alla loro attitudine resta sempre YouTube. Il motivo è semplice: sul social dei video (di proprietà di Google) è più semplice (praticamente scontato) creare una comunità. Una comunità in cui è più semplice mostrare le proprie abilità (attori, doppiatori, maghi e altro) e creare una fidelizzazione.
Il monografico
Nella giornata di oggi, Giornalettismo ha deciso di dedicare uno spazio all’analisi di queste differenze, per capire al meglio anche la visione di queste dinamiche e di questi paradigmi da parte degli attori protagonisti della scena social. Lo farà con tre interviste esclusive: da Martina Felloni che racconta la sua vita – con arguzia e ironia – su Instagram e TikTok, a Michele Lettera che – da doppiatore – utilizza queste piattaforme (con particolare attenzione a YouTube) a mo’ di “cazzeggio”, utilizzando lo strumento del suo lavoro (la voce) come forma di intrattenimento puro. Infine, abbiamo chiesto a Fabiano Minacci e Anthony Festa di Biccy di analizzare questi mondi che vivono in uno stesso ecosistema e che hanno punti in comune e tante differenze.