Perché OnlyFans ha dato la “colpa” alle banche per le modifiche alla sua policy

Un tweet criptico indirizzato ai creator fa espressamente riferimento ai servizi bancari e di pagamento. Una vicenda che ha un'origine lontana nel tempo, con precedenti storici che sono andati in direzioni simili

22/08/2021 di Enzo Boldi

Dopo l’annuncio, arrivato nel tardo pomeriggio (italiano) di giovedì 19 agosto, iniziano a emergere nuovi dettagli sullo stop ai “contenuti sessualmente espliciti” imposto – a partire dal prossimo 1 ottobre – da OnlyFans ai suoi creator. Nel corso degli ultimi giorni, infatti, le indiscrezioni sono state confermate dall’aggiornamento della policy sulla piattaforma e dalle conseguenti indicazioni e istruzioni sul cosa si potrà e cosa non si potrà più pubblicare sul sito. E oggi entra in ballo un altro elemento, fondamentale per ricostruire tutta questa vicenda: le banche e i sistemi di pagamento.

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Tutto nasce da un post social pubblicato poche ore fa, in seguito alle proteste di moltissimi creator: «Cari lavoratori del sesso, la community di OnlyFans non sarebbe quella che è oggi senza di voi – si legge in un tweet pubblicato dal canale ufficiale della piattaforma -. La modifica della policy era necessaria per garantire servizi bancari e di pagamento per supportarvi. Stiamo lavorando 24 ore su 24 per trovare soluzioni».

Oltre al supporto con l’hashtag di tendenza – #SexWorkIsWork – si fa un esplicito riferimento alle banche e ai sistemi di pagamento. Ma non si spiega nel dettaglio l’esatto peso di tutto ciò e come abbia influito su questo cambiamento epocale per la piattaforma (famosa proprio per quei contenuti sessualmente espliciti che ora saranno vietati e che dovranno essere rimossi).

OnlyFans, perché le banche hanno influito sulle modifiche alla policy

Perché si parla di banche, carte di credito e sistemi di pagamento? Questa vicenda ha radici molto profonde e lontane nel tempo. Tutto parte dal porno e dai suoi abusi su diverse piattaforme, già finite nel mirino delle critiche (e delle indagini) nel passato, più o meno recente, per revenge porn (e non solo). I siti che contengono contenuti per adulti, infatti, sono da tempo al centro di contenziosi per via del mancato controllo sui contenuti pubblicati dagli utenti. Dopo un’inchiesta del New York Times, infatti, PornHub ebbe un’illuminazione sulla via di Damasco e iniziò a rimuovere tutti i contenuti “illeciti” presenti sul suo sito. Ma le accuse proseguirono con una causa – ancora in corso – per aver tratto profitto dalla pubblicazione di questi video.

Il caso Mastercard e i siti pornografici

Ma questo caso è solo la punta dell’Iceberg. A inizio luglio, per esempio, abbiamo rilanciato la notizia della chiusura di un altro portale pornografico – XTube, che fa parte della grande famiglia di MindGeek che annovera nomi come PornHub, RedTube, Tube8, YouPorn e SexTube – per motivi non ben definiti. Ma già all’epoca si parlava di banche e sistemi di pagamento. E a sostegno di questa tesi, infatti, ci fu già nello scorso mese di aprile l’iniziativa di Mastercard che aveva deciso di non supportare più quei siti che al proprio interno condividono contenuti illegali.

In quel caso si parlava di revenge porn, ma anche di pedopornografia. Sta di fatto che le dinamiche sembrano essere le stesse che hanno “obbligato” OnlyFans al cambio di rotta. Lo rivela, tra le righe, la stessa piattaforma e lo conferma anche la CNN che ha provato a ricostruire questa vicenda. Anche se l’emittente statunitense non ha ricevuto indicazioni univoche, appare evidente come molti istituti bancari (i principali, quelli che consentono di effettuare pagamenti online attraverso le proprie carte di credito) abbiano deciso di dare una svolta “etica”. Ma dietro l’etica c’è altro. Il rischio legale. Negli ultimi tempi – vedi il caso “GirlsDoPorn” – produttori e performer (ma anche aziende d’intrattenimento per adulti) sono stati accusati (alcuni anche condannati) per gli abusi. E gli istituti di credito che consentono pagamenti su queste piattaforme rischiano di finire nello stesso tritacarne (con accuse differenti) giudiziario. E non a caso, dunque, il riferimento di OnlyFans alle banche sembra essere tutt’altro che peregrino.

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