La mossa di Mastercard contro i siti pornografici che non rimuovono contenuti illegali

Già nei mesi scorsi la società fu la prima a tagliare i legami con Pornhub dopo l'inchiesta-denuncia del New York Times

15/04/2021 di Enzo Boldi

È stata la prima società a prendere una decisione netta (e senza precedenti) nei confronti di Pornhub dopo l’inchiesta del New York Times sui contenuti illegali (dal revenge porno alla pedo-pornografia) pubblicati dagli utenti sul noto portale di video e foto a luci rosse. Ora Mastercard compie un nuovo passo verso la sensibilizzazione a questo problema che emerge su tantissimi siti. Una nuova policy che, visti i precedenti, potrebbe aprire le porte a una vera e propria mobilitazione universale.

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La nota diffusa nella giornata di ieri parla chiaro: le nuove regole prevedono un «consenso chiaro, inequivocabile e documentato» sui contenuti che vengono pubblicati sulle varie piattaforme che ospitano video e foto di carattere pornografico. Non è una lotta e una demonizzazione di questo fecondo settore, ma una richiesta di maggior rigore e controllo su tutte le deviazioni che – come i fatti di cronaca (non solo italiana) insegnano – si palesano a spron battuto su molti siti.

«Le banche che collegano i commercianti alla nostra rete dovranno certificare che il venditore di contenuti per adulti dispone di controlli efficaci per monitorare, bloccare e, se necessario, rimuovere tutti i contenuti illegali», ha spiegato John Verdeschi nel post pubblicato sul blog dell’azienda.

La mossa di Mastercard contro i siti pornografici che non rimuovono contenuti illegali

Appare evidente, dunque, come l’obiettivo finale sia quello di dare un forte segnale a chi amministra queste piattaforme. Perché è loro la responsabilità dei contenuti pubblicati sui propri siti e non solo dell’utente. Per questo motivo Mastercard richiede che i portali assumano un atteggiamento molto più rigido, fornendo alcuni parametri fondamentali per usufruire dei loro servizi di pagamento (tra i più diffusi al mondo): «Età documentata e verifica dell’identità per tutte le persone che compaiono nei video (e nelle foto) e per tutti coloro che caricano il contenuto; processo di revisione del contenuto prima della pubblicazione; processo di risoluzione del reclamo che affronta contenuti illegali o non consensuali entro sette giorni lavorativi, e processo di ricorso che consente a qualsiasi persona raffigurata di richiedere che il loro contenuto venga rimosso».

In sintesi – di fatto – si chiede alle piattaforme di verificare repentinamente ciò che viene caricato dagli utenti sul proprio sito per evitare di rendere pubblica la diffusione di materiali pubblicati senza consenso (e non parliamo solamente i revenge porn, ma a anche di filmati e immagini ottenute attraverso l’hackeraggio dei cloud) o di altri contenuti illegali, di pedo-pornografia e che coinvolgono minori.

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