Pornhub cambierà le sue regole di upload dei video, dopo le accuse del NY Times

La piattaforma era stata accusata di aver pubblicato dei video illegali

09/12/2020 di Gianmichele Laino

Come si fa a distinguere se un giovane o una giovane, all’interno di un video di Pornhub, abbia 16 o 18 anni? Come si fa a risalire all’origine di quel video? Si tratta di una clip consensuale oppure non è altro che un video “rubato”, finito sulla piattaforma di porno online più famosa del web per motivi che vanno ben oltre la normale fruizione del contenuto? È questo che si dibatte in una grande inchiesta del NY Times di accuse a Pornhub, firmata dal giornalista Nicholas Kristof, che ha puntato il dito proprio contro le sue policy per il caricamento dei video e per i loro download.

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Accuse a Pornhub: migliaia di video di minori e di rapporti non consensuali

Il giornalista del NY Times, infatti, ha affermato che il risultato di ricerche su video con minori di 18 anni sono tantissimi e alcune persone hanno riferito di aver subito abusi da bambini nei video che poi sono stati pubblicati sulla piattaforma. Accuse pesantissime che, in un primo momento, erano state respinte in toto dalla piattaforma. Tuttavia, in un secondo momento, Pornhub deve aver fatto marcia indietro e, in una dichiarazione ufficiale, ha affermato di aver effettuato un’indagine interna per modificare alcune regole di ingaggio sulla sua piattaforma. 

Al momento, in teoria, chiunque potrebbe caricare un video su Pornhub. Dal momento che i contenuti caricati al giorno sono migliaia, è difficile mantenere il controllo di quello che sta accadendo a 360 gradi. Per questo motivo, annunciano i vertici della società che gestisce la piattaforma (Mindgeek), cambieranno diverse cose nelle operazioni di upload e di download di video dal portale.

Accuse a Pornhub, la marcia indietro della piattaforma

«In Pornhub – si legge in una dichiarazione ufficiale -, niente è più importante della sicurezza della nostra comunità. I nostri valori fondamentali come inclusività, libertà di espressione e privacy sono possibili solo quando la nostra piattaforma è considerata affidabile dai nostri utenti. Questo è il motivo per cui ci siamo sempre impegnati a eliminare i contenuti illegali, compreso il materiale non consensuale e il materiale pedopornografico (CSAM). Ogni piattaforma online ha la responsabilità morale di partecipare a questa lotta e richiede un’azione collettiva e una vigilanza costante».

Al momento, potranno caricare video su Pornhub soltanto gli utenti che siano stati precedentemente verificati dalla piattaforma, mentre il download degli stessi video è stato momentaneamente sospeso (queste misure entreranno in vigore a partire dal gennaio del 2021). Perché? Beh, provate a immaginare che, per qualche motivo, un video – dopo un tot di tempo – venga sospeso, in seguito a segnalazioni, su Pornhub. Il provvedimento potrebbe, però, arrivare troppo tardi: i 3,5 miliardi di visitatori al mese sono tutti potenziali utenti di quello specifico video, che – con il download – potrebbe circolare anche su altre piattaforme, sia pubbliche, sia private.

Questa funzionalità sarà possibile – anche in futuro – soltanto per le persone abbonate alla versione premium della piattaforma. Sempre nella dichiarazione di Pornhub, si è puntato a un ampliamento della moderazione dei contenuti da parte dello staff, si è cercato di avvalersi di reviews indipendenti e si è assicurata la compilazione di report sulla trasparenza in merito all’utilizzo della stessa piattaforma.

Una svolta importante, anzi una vera e propria marcia indietro. Del resto, il reportage del NY Times – che aveva avuto come titolo emblematico The Children of Pornhub – aveva svelato un universo nascosto al grande pubblico, che i fruitori della piattaforma – a quanto pare – davano per scontato o su cui si erano sollevate soltanto poche e isolate voci di protesta.

Le testimonianze di accusa a Pornhub sul NY Times

Nell’inchiesta del NY Times – davvero impressionante per numeri e per approfondimento – si dava conto della monetizzazione della piattaforma sugli stupri di minori, sul revenge porn, sui video delle telecamere spia di donne che fanno la doccia, su contenuti razzisti e misogini e su filmati di donne asfissiate in sacchetti di plastica. La ricerca relative a «ragazze sotto i 18 anni» o con la stringa «14 anni» era collegata a più di 100mila video.

Sempre nell’articolo del NY Times venivano riportate testimonianze di persone vittime di questo sistema: in tanti avevano definito Pornhub una sorta di «trafficante» di sesso, diverse famiglie avevano raccontato le proprie vicende legate a giovani ragazzi la cui immagine era stata inconsapevolmente sfruttata dalla piattaforma. Un’inchiesta che ha messo a soqquadro la «faccia gentile del porno in rete», il network che ha provato a fare concorrenza alle multinazionali, quello che si impegna in vasti programmi di beneficenza e che cerca di far leva sull’etica e sulla trasparenza anche nel settore della pornografia. Una leva che, in questo caso, si era rivelata piuttosto debole. Ora è corsa al rimedio.

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