Perché Amazon non ha vinto la guerra dopo il no al sindacato

Amazon è sotto la lente di ingrandimento di sindacati e media adesso e deve rispondere in maniera più pertinente alle accuse dei lavoratori

12/04/2021 di Ilaria Roncone

Il no al sindacato Amazon non vuol dire che il colosso possa rilassarsi. Può aver vinto una battaglia, ma la guerra sarà lunga. Ci sono minimo 37 motivi per continuare a preoccuparsi e a occuparsi della questione, ovvero il numero di denunce per ritorsione ricevute da altrettanti dipendenti. Ritorsioni, nella fattispecie licenziamento e punizioni, in seguito all’organizzazione di scioperi o alla diffusione di lamentele via social rispetto alle condizioni dei lavoratori del colosso. Questioni che, del resto, vediamo anche in Italia e che possono riguardare sia aziende grandi che aziende piccole e che non vanno mai sottovalutate.

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Risultati voto sindacato Amazon contestati

Secondo il gruppo che aspirava a divenire sindacato e che ha promosso il voto, i risultati andrebbero «ignorati perché la condotta del datore di lavoro ha creato un’atmosfera di confusione, coercizione e paura di rappresaglie». Sono 3.215 voti (il 55% degli aventi diritto al voto) ad aver espresso il loro parere: 1.798 di questi hanno rifiutato l’idea del sindacato, 738 magazzinieri hanno invece votato sì. Centinaia di voti sono stati contestati da Amazon ma, come è emerso, non sarebbero comunque bastati per far nascere il sindacato. Occorre però considerate che, seppure il sindacato non nascerà, ci sono almeno due ragioni per le quali continueremo a sentir parlare di questa storia ancora a lungo.

Perché Amazon non può rilassarsi

Quello di cui il colosso si è sempre pregiato e a cui continua ad appigliarsi per rispondere a qualunque protesta riceva è la paga che ricevono i suoi dipendenti. In una nota diffusa venerdì scorso Amazon ha ricordato che «40 milioni di americani guadagnano meno del salario iniziale di Amazon e molti altri che non ricevono assistenza sanitaria attraverso i loro datori di lavoro». Un punto determinante per calmare le acqua, almeno per ora, ma che non potrà essere utilizzato per sempre – soprattutto qualora quelle 37 persone dovessero diventare di più -.

L’attenzione dei sindacati, d’ora in poi, sarà alta e così quella dei media. Lo scopo sarà sorvegliare la situazione e ogni minima novità in merito. Come fa notare Michael Pachter (analista finanziario che segue Amazon per la società di investimenti Wedbush) questi due fattori di pressione sul colosso devono fargli ricordare di tenere ben presenti le lamentele dei lavoratori (ad esempio la questione delle due dipendenti licenziate perché attive nella denuncia delle politiche scorrette di Amazon sul lavoro), soprattutto in merito alle pause e alla sicurezza del lavoro, e affrontarle di petto e non solo continuando a parlare del salario.

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