La storia delle dipendenti Amazon attiviste licenziate illegalmente

Avevano criticato pubblicamente Amazon per la mala gestione dell'impatto ambientale e per le condizioni di sicurezza dei lavoratori durante la pandemia

06/04/2021 di Ilaria Roncone

I fatti riferiti dal National Labour Relations Board (NLRB) risalgono all’anno scorso. Due tecnici che avevano criticato pubblicamente le condizioni del magazzino in cui lavoravano sarebbero stati licenziati illegalmente. I due si erano esposti per denunciare le condizioni del magazzino in questione durante la pandemia da coronavirus e, per questa ragione, sono stati licenziati lo scorso aprile 2020. L’agenzia federale indipendente ha stabilito che i due sono stati licenziati illegalmente ma Amazon continua a sostenere come non siano state l’esposizione e la critica pubblica a decretarne il licenziamento.

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Dipendenti licenziati Amazon per aver fatto attivismo

Come riferisce il NYT  i dipendenti avevano pubblicamente chiesto all’azienda di ridurre il suo impatto sull’ambiente e sul cambiamento climatico e di far fronte alle numerose preoccupazioni dei suoi magazzinieri. Mentre emerge questa versione dei fatti continuano i conteggi dello storico voto sindacale in un magazzino Amazon a Bessemer, in Alabama. Le proteste degli impiegati di Amazon hanno continuato a prendere corpo nel corso dell’anno di pandemia fino a questo momento, che potrebbe decretare la nascita di un vero e proprio sindacato dei lavoratori di Amazon.

Le due dipendenti licenziate, Emily Cunningham e Maren Costa, hanno portato avanti la loro battaglia e parlano di «una vittoria morale e dimostra davvero che siamo dalla parte giusta della storia e dalla parte giusta della legge». Le due donne sono solo una parte delle dozzine di lavoratori che, nel corso dell’ultimo anno, hanno parlato di una serie di ritorsioni aziendali al comitato del lavoro – soprattutto nell’ambito della sicurezza garantita ai lavoratori durante la pandemia -.

Amazon ribadisce: i due licenziati per «aver violato ripetutamente le politiche interne»

La stessa dichiarazione che Amazon ha riservato al caso lo scorso anno è stata ribadita anche lunedì: «Abbiamo licenziato questi dipendenti non per aver parlato pubblicamente di condizioni di lavoro, sicurezza o sostenibilità, ma piuttosto per aver violato ripetutamente le politiche interne». Jaci Anderson, portavoce di Amazon, è entrato nel merito della questione: «Sosteniamo il diritto di ogni dipendente di criticare le condizioni di lavoro del proprio datore di lavoro, ma ciò non comporta l’immunità totale contro le nostre politiche interne, che sono tutte legali».

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