Perché i media cattolici ucraini hanno deciso di non trasmettere la Via Crucis del Papa

La scelta dei media ucraini è stata ampiamente giustificata in relazione alla decisione del Papa di far portare la croce a una donna russa e a una donna ucraina insieme

16/04/2022 di Ilaria Roncone

La scelta dei media cattolici ucraini – tra gli altri, UGCC Live TV, Radio Maria, EWTN Ucraina e in generale le tv nazionali ucraine – hanno scelto di non trasmettere la Via Crucis presieduta dal Papa in diretta dal Colosseo. A dare per prima la notizia è stata l’agenzia di informazione Risu, sottolineando di aver fatto la stessa scelta sulla sua pagina web. Una decisione del genere, quella di censurare la Via Crucis Papa, non era mai stata presa prima e Lìl’ultimo evento trasmesso è stato «la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Russia e Ucraina da parte da parte del Pontefice». In Italia la notizia è stata ribattuta dal SIR (Servizio di Informazione Religiosa).

LEGGI ANCHE >>> Marco Ferrando: «Dal punto di vista mediatico, in Russia e Ucraina due propagande l’un contro l’altro armate»

Via Crucis Papa in diretta da Roma, perché i media cattolici ucraini fanno questa scelta

Al netto del fatto che, come sottolineato da Risu, «questi media hanno quasi sempre coperto tutti gli eventi importanti in Vaticano» – si rimarca quindi l’eccezionalità di una scelta del genere – la decisione è stata presa per protestare contro la decisione del Papa di far portare la croce da una donna ucraina e da una donna russe, come segno di riconciliazione tra i due popoli. In merito a questa scelta si era espresso, nei giorni scorsi, anche Sviatoslav Shevchuk – capo della chiesa greco-cattolica ucraina – che aveva definito l’idea «inopportuna» tramite un comunicato parlando anche del suo essere portavoce di una «grande indignazione e il rifiuto di questo progetto da parte degli ucraini di tutto il mondo».

Anche mons. Vitalii Kryvytsky, vescovo cattolico latino a Kiev, si è detto del medesimo parere: «Condivido l’opinione di molti miei connazionali riguardo al dolore che la XIII stazione provoca alle nazioni in conflitto piuttosto che unirle. Il gesto di riconciliazione in sé è buono ma i dettagli delle circostanze possono non essere intesi al di fuori del conflitto in quanto non sono univoci». Il punto, in sostanza, è che parlare di riconciliazione risulta alquanto prematuro visto che l’aggressione al popolo ucraino è ancora in corso.

(Immagine copertina: Foto IPP/Evandro Inetti)

Share this article