Perché alcuni creator TikTok si stanno ribellando a Amazon
La campagna dei creator TikTok contro Amazon trova le basi nel sostegno che vogliono dare alle richieste fatte dai lavoratori dell'azienda
16/08/2022 di Ilaria Roncone
Si chiama People Over Prime Pledge ed è una campagna messa in piedi da circa 70 creator che, insieme, sono seguiti da 51 milioni di persone. La ragione è il trattamento riservato ai lavoratori Amazon da parte di un’azienda che, secondo i creator, non fa abbastanza per i suoi dipendenti. Amazon ha messo in piedi progetti con i creator e gli influencer già dal 2017 e non è un mistero come siano in molti a fornire link per comprare direttamente sulla piattaforma andando a guadagnarci. I creator della generazione Z, però, hanno scelto di dire no a queste pratiche e di rifiutarsi di fare collaborazioni se la Big Tech non provvede a un trattamento più equo – e ampiamente richiesto da sindacati e mobilitazioni dei dipendenti – che parte da un salario minimo di 30 dollari l’ora e che prevede anche un aumento dei giorni di ferie pagate e la possibilità di unirsi in sindacati senza subire conseguenze a livello lavorativo.
A coordinare l’impegno preso da decine di creator c’è Gen Z For Change, gruppo di advocacy che ha dichiarato: «Il diffuso maltrattamento dei lavoratori da parte di Amazon e l’uso palese di tattiche sindacali non saranno più tollerati dalla comunità di TikTok».
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I perché dietro la campagna contro Amazon People Over Prime Pledge
Amazon ha sempre spinto affinché i creator sposassero la sua causa: a inizio anno star di Instagam, TikTok e Youtube sono state invitate in un lussuoso ritiro in Messico; a giugno è stata costituita una sala VIP alla VidCon, conferenza dove sono stati invitate moltissime star del web affinché imparassero i modi per lavorare a più stretto contatto con l’azienda. Insomma, Amazon corteggia i creator da anni e questi ultimi hanno iniziato – almeno i più giovani – a farsi qualche domanda in più in merito al meccanismo in cui vengono inseriti. Ecco da dove arriva la scelta di terminare le collaborazioni in essere e di non accettarne di nuove finché i lavoratori non verranno trattati come si deve e ascoltati, anche al netto del fatto che i contratti Amazon prevedono che – anche una volta terminati – non si possa parlare male dell’azienda.
La ribellione dei lavoratori di Amazon va avanti da un po’
I lavoratori Amazon hanno provato a formare diversi sindacati venendo sempre osteggiati dall’azienda tra richiami disciplinari, licenziamenti e richiesta di intervento della polizia contro lavoratori che hanno mostrato sostengo ai sindacati. L’atteggiamento di Amazon nei confronti delle proteste dei lavoratori, in sostanza, è sempre stato piuttosto insofferente – a riportarlo è il Washington Post – evidenziando le peculiarità di un TikTok che sta diventando sempre più un luogo in cui difendere i diritti dei lavoratori (a febbraio, per esempio, era già successa la stessa cosa per i lavoratori Starbucks, con un’altra mobilitazione di creator).