La storia della chat per i dipendenti di Amazon che vieterà parole come “bagno”

L'applicazione è ancora in fase si sviluppo, ma diversi termini relativi alle proteste sindacali sarebbero state etichettate da un algoritmo e, quindi, impedite

05/04/2022 di Enzo Boldi

Non dire bagno se sei nella chat dei dipendenti Amazon. Perché quella parola, in lingua britannica “restroom”, sarebbe tra le tante che saranno bannate dall’algoritmo di un’applicazione che attualmente è ancora in fase di sviluppo e pianificazione e che sarà consegnata nei prossimi mesi a tutti coloro i quali lavorano all’interno dell’azienda di e-commerce per facilitare le comunicazioni interne. La notizia è stata rilanciata dal sito The Intercept e il gigante del commercio online ha immediatamente provveduto a smentire il contenuto di quell’elenco di termini che saranno “bannati”.

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Ma ripercorriamo il filo di questa storia partendo dall’inizio. Nella giornata di lunedì 4 aprile, il sito The Intercept ha fatto trapelare la notizia di questa chat dipendenti Amazon che è in via di sviluppo. E, all’interno dell’articolo, ha anche pubblicato una lista di parole che sarebbero oggetto di ban. Nell’elenco ci sarebbero tutti i riferimenti a un possibile sindacato (o unione sindacale), all’aumento salariale, ai risarcimenti, ai paragoni tra il lavoro e la schiavitù. Poi altre parole che rientrano nella sfera semantica della violenza: da molestie a bullismo, passando per diversità e odio.

Chat dipendenti Amazon, la storia delle parole vietate

E anche il riferimento al “bagno”. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, facciamo un rapido riepilogo. Esattamente un anno fa, a cavallo tra i mesi di marzo e aprile del 2021, ci fu una grandissima polemica dopo la denuncia di alcuni corrieri e di alcuni dipendenti negli stabilimenti Amazon negli Stati Uniti che raccontavano di esser costretti a espletare alcune funzioni fisiologiche (ovvero fare la pipì) in una bottiglia durante i turni di lavoro. E da questo nascerebbe, dunque, il riferimento alla parola bagno vietata nella futura chat dei lavoratori.

La smentita di Amazon

L’articolo e i riferimenti fatti da The Intercept sono stati smentiti da Amazon, con un chiarimento inserito proprio all’interno di quello stesso articolo. Smentita non su tutta la linea. Perché il portavoce dell’aziende di e-commerce ha spiegato come sia realmente in cantiere il progetto per la realizzazione di quell’applicazione per consentire una maggiore interazione (in termini di produttività) tra i lavoratori, ma ha sottolineato come non sia reale quell’elenco di parole vietate trapelate alla stampa. Ovvero: ci saranno dei termini che non saranno consentiti (quindi vietati e bannati), ma secondo Amazon si tratta solamente di parole che rientrano nella sfera semantica della violenza verbale e delle molestie.

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