Un altro modo con cui la criminalità organizzata usa TikTok: i riferimenti ai pentiti nei diversi video

Era successo già in passato che il social network fosse utilizzato quasi come strumento di propaganda della malavita

08/06/2022 di Redazione

Chiariamo una cosa. Uno strumento è sempre uno strumento. Il suo utilizzo, nel bene o nel male, è sempre dettato da chi lo maneggia. TikTok è uno strumento. Serve per promuovere brillanti campagne, messaggi, per trasmettere talenti. Ma, a quanto pare, serve anche alla criminalità organizzata per farsi propaganda. Starà agli investigatori del nucleo distrettuale antimafia stabilire quanto questa propaganda sia solo una ragazzata o quanto questa stessa propaganda sia invece funzionale a qualcosa d’altro. Succede, ad esempio, che tra i clan di Bari si utilizzino spesso dei video di TikTok per far capire i vari schieramenti e le varie opinioni che gli stessi clan hanno dei propri rivali, soprattutto se pentiti. Un’inchiesta di Repubblica ha evidenziato come siano stati utilizzati dei canali su TikTok per mostrare i volti dei pentiti e dei loro familiari, trasmettendo contestualmente dei messaggi minatori, conditi anche da canzoni neomelodiche che hanno proprio nei pentiti i loro bersagli.

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Pentiti su TikTok, il nuovo bersaglio della criminalità organizzata

In passato, TikTok era stato utilizzato – a scopi di propaganda – dalla criminalità organizzata. Quando i propri esponenti uscivano dal carcere, dopo aver terminato il proprio periodo di detenzione, venivano pubblicati – sulla piattaforma – dei video di giubilo, estremamente festanti, che esaltavano il momento del ricongiungimento tra l’ex detenuto e i parenti. Ma non era l’unico modo che la criminalità organizzata utilizzava per trasmettere messaggi sulla piattaforma: tra questi c’era anche la pubblicazione di un vero e proprio “album” di immagini dei principali esponenti dei clan a scopi propagandistici. In Campania, erano state pubblicate una serie di fotografie di componenti delle organizzazioni camorristiche invitando alla condivisione dei video così da aumentare i follower e da aggiungere nuovi personaggi alla lista.

Insomma, il tema è sempre quello di capire che tipo di messaggio si vuole trasmettere. Sicuramente, il fatto di identificare pentiti e le loro famiglie attraverso un social network può essere potenzialmente più pericoloso che incentivare azioni di pura propaganda: potrebbe esserci uno scopo ritorsivo di sfondo. Saranno le autorità competenti a verificarlo, dopo aver esaminato contenuti che – del resto – sono sotto gli occhi di tutti.

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