Cosa ne pensa Papa Francesco dei social network?

L'utilizzo per l'evangelizzazione, ma anche tante critiche agli usi e agli abusi che troppo spesso vengono fatti delle piattaforme

28/08/2023 di Enzo Boldi

Un amore e “odio”, non per la natura di questi ormai non più nuovi mezzi di comunicazione, ma per l’uso che ne viene fatto dalle singole persone (e non solo). Il rapporto di Papa Francesco con i social network è sempre stato piuttosto conflittuale. Da una parte la convinzione di avere tra le nostre mani uno strumento potentissimo per la divulgazione e – nel caso specifico – l’evangelizzazione; dall’altro tutti gli abusi che quotidianamente vengono commessi attraverso le diverse piattaforme. Il digitale, dunque, viene visto dal Pontefice come un importante mezzo di collegamento che, però, molto spesso viene utilizzato per scopi oscuri e dannosi per la comunità.

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Il Pontefice non li utilizza sempre, ma almeno una volta a settimana “pubblica” i suoi pensieri su piattaforme come “X” (Twitter) condividendo parole relative ai contenuti dell’Angelus domenicale e altre parole relative ai fatti e agli accadimenti recenti o su cui si concentra l’attenzione pubblica (dalle guerre alle migrazioni, passando per la povertà). Evangelizzazione e non solo. Rivolgendosi soprattutto ai più giovani, infatti, Papa Francesco ha spesso rivolto un monito a un utilizzo costruttivo delle piattaforme social, puntando il dito soprattutto sulla disinformazione che corre in rete.

Papa Francesco e social network, l’odi et amo

Nel luglio dello scorso anno, il Pontefice utilizzò termini molto forti sull’utilizzo dei social network. Non demonizzando in toto l’impianto e l’utilità di questi strumenti, ma concentrandosi – in modo particolare – su tutte quelle deviazioni che la rete provoca. Anzi, che gli utenti (intesi come singole persone, ma anche come associazioni, gruppi e organi di “informazione) sono in grado di amplificare:

«L’uso dei media digitali, in particolare dei social media, ha sollevato un certo numero di gravi questioni etiche. A volte e in alcuni luoghi, i siti dei media sono diventati luoghi di tossicità, incitamento all’odio e notizie false». 

Luoghi di tossicità. Un concetto che torna più volte nelle dichiarazioni di Papa Francesco. Tornando indietro di qualche anno – era il 2017 – sul profilo Twitter @Pontifex è apparsa questa brevissima ma importante riflessione:

Una critica costruttiva sull’utilizzo delle piattaforme social e di quella rincorsa sfrenata alla visibilità effimera inseguita da chi utilizza la rete per “diventare qualcuno”, dimenticandosi di come il mondo e la vita reale siano ben differenti dalla etichette e dalla popolarità digitale. E sulla stessa falsariga, altre due dichiarazioni del passato. Nel 2016, in occasione della Giornata delle Comunicazioni Sociali, aveva spiegato:

«Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale». 

Un pensiero che ricalcava quanto già detto nel 2014, quando si parlava – in linea generale – di internet, delle sue potenzialità e dei rischi connessi:

«Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. Esistono però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati interessi politici ed economici. L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso».

Dunque, Papa Francesco e social network sembra essere un rapporto esclusivamente conflittuale. La realtà, però, racconta ben altro. Il Pontefice, infatti, si è sempre detto convinto di voler diffondere un messaggio propositivo nei confronti della rete e di internet in tutte le sue sfaccettature.

L’evangelizzazione

Appare evidente, scorrendo lungo il suo profilo X, che Papa Francesco sia un frequentatore delle reti social. E non ha mai nascosto di esserlo. Basti pensare al suo messaggio letto durante il Congresso mondiale Signis che si è tenuto lo scorso anno a Seoul:

«La rivoluzione dei media digitali degli ultimi decenni si è rivelata un potente mezzo di promozione della comunione e del dialogo all’interno della nostra famiglia umana. Infatti, durante i mesi di lockdown dovuto alla pandemia, abbiamo visto chiaramente come i media digitali potessero unirci, non solo diffondendo informazioni essenziali, ma anche superando la solitudine dell’isolamento e, in molti casi, unendo intere famiglie e comunità ecclesiali nella preghiera e nel culto. Il problema dunque è vigilare nel loro uso corretto evitando che diventino veicolo di disinformazione e “odio”. Occorre anche contrastare il fatto che tante comunità nel nostro mondo rimangano escluse dallo spazio digitale ed operare affinché la rete sia sempre uno spazio per promuovere la pace». 

L’evangelizzazione e l’utilizzo delle piattaforme social per fini molto più nobili rispetto alla caccia al like e all’interazione. Insomma, l’invito a un utilizzo più nobile di questi strumenti alla portata di (quasi) tutti:

«L’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro. Se la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione. Se una famiglia usa la rete per essere più collegata, per poi incontrarsi a tavola e guardarsi negli occhi, allora è una risorsa. Se una comunità ecclesiale coordina la propria attività attraverso la rete, per poi celebrare l’Eucaristia insieme, allora è una risorsa. Se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa». 

Quest’ultimo pensiero fa parte del messaggio in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni del 2019. La rete, anche i social, utilizzati in altre forme rispetto all’uso comune – secondo il Capo della Chiesa Cattolica – è uno strumento fondamentale in quest’epoca moderna.

(Foto IPP/Evandro Inetti/ZUMA Press Wire)

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