I quattro peccati del giornalismo, secondo Papa Francesco
Il Pontefice ha ricevuto il premio "È giornalismo" e ha spiegato quali sono, secondo lui, i principali errori commessi da chi svolge questo mestiere
28/08/2023 di Enzo Boldi
Sfogliando, anche in forma digitale, quotidianamente le pagine dei giornali molti lettori hanno sviluppato (storicamente) un importante senso critico attorno al mondo dell’informazione: dalle fake news (che continuano a dilagare), passando per un giornalismo più “politico” che informativo, passando per quel male atavico rappresentato dalle notizie e dagli approfondimenti “per partito preso”. Insomma, è sempre molto difficile districarsi tra la verità “vera” e le notizie che non rappresentano l’esatto specchio della realtà. Papa Francesco, nel suo discorso alla consegna del premio “È giornalismo“, ha parlato anche di questo, puntando il dito contro quelli che ha definito i “quattro peccati del giornalismo“.
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Problemi reali, spesso lampanti. Perché si tratta di dinamiche conosciute ai più e che spesso vengono denunciate (anche grazie all’amplificazione generata dalle piattaforme social) dai lettori che, come detto, hanno sviluppato uno spirito critico molto più profondo rispetto al passato. E i motivi sono palesi: l’informazione online, oltre ad aver aumentato la “portata” delle notizie, ha intensificato quelli che il Pontefice ha esposto come i quattro peccati del giornalismo.
Quattro peccati del giornalismo, le parole di Papa Francesco
Nel corso del suo discorso alla consegna del suddetto premio, Papa Francesco ha descritto quegli “errori” che i giornalisti continuano a commettere nella narrazione di fatti, eventi e notizie:
«I peccati del giornalismo, che sono quattro: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia; la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie, lo scandalo vende. La disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli, del giornalismo».
I primi tre dei quattro peccarti del giornalismo sono dei “mali” atavici. Quando si parla di disinformazione, infatti, potremmo tranquillamente rifarci a un vecchio detto: “la scoperta dell’acqua calda”. Navigando tra le pagine dei giornali online (ma anche sfogliando i cartacei), troviamo sempre più notizie che – in realtà – sono ben diverse dalla realtà dei fatti. Negli ultimi anni, per esempio, la disinformazione è stata fatta sulla pandemia (compresi i vaccini) e la guerra in Ucraina. Due eventi epocali – nell’epoca moderna – su cui è stato detto di tutto, spesso inseguendo teorie del complotto che sono ben distanti dalla verità.
La calunnia e la diffamazione
E tra i peccati che il giornalismo continua a commettere, Papa Francesco ha citato due aspetti che sembrano essere molto vicini tra loro, ma in realtà hanno delle differenze (pur essendo entrambi reati). Il primo è la calunnia, ovvero quando un giornalista (o un organo di stampa) attribuisce a un’altra persona un reato che non ha commesso. Per fare un esempio: se su una o più pagine di un quotidiano, un cronista accusa una determinata persona innocente, di essersi resa protagonista di una condotta al di fuori della legge, il giornalista rischia una denuncia per calunnia.
Il terzo peccato citato dal Pontefice è la diffamazione che, per certi versi, sembra essere molto simile alla calunnia. Per fare un esempio: se un giornale o giornalista pubblica una notizia in cui si accusa un politico di corruzione (o di altro reato) e questa informazione risulta essere non vera, si cade in questa fattispecie di reato.
La coprofilia
L’ultimo dei quattro peccati del giornalismo, secondo Papa Francesco, è stato acuito dall’arrivo dei mezzi social con molti quotidiani che – inseguendo like, commenti e engagement sulle diverse piattaforme – spesso dimenticano i principi deontologici della professione giornalistica, andando oltre i princìpi alla base del mestiere. Il Pontefice, nella sua definizione, ha centrato il punto: l’amore per lo scandalo (con tutte le vicissitudini annesse e connesse). Lo disse il giornalista tedesco Axel Springer: il giornalismo di basa su “tre S”, ovvero “Sesso, Sangue e Soldi“. Tre argomenti che attirano l’attenzione dei lettori (ma anche dei telespettatori e radioascoltatori). Le notizie di cronaca nera sono quelle che creano un dibattito ancor più intenso rispetto a quelle sulla politica. Trasmissioni ad hoc, pagine e pagine di giornali (online e cartacee) in cui si va oltre il mero racconto del fatto, andando a scandagliare nella vita privata – con particolare attenzione morbosa a fatti che poco hanno a che vedere con l’evento – delle persone, compresa la pubblicazione di foto e video privati, o che non aggiungono nulla alla narrazione di un fatto (vedi il caso del video della tragedia del Mottarone).
Il Pontefice ha utilizzato una parola forte per definire questa dinamica piuttosto perversa: coprofilia. L’etimologia di questo concetto ha un’origine ben diversa: dal greco kópros, che significa “feci”, e philía, che significa “amore”. Dunque, “amore per le feci”. Dunque, estendendo questo concetto al mondo dell’informazione, non si può che arrivare a quell’inclinazione al concentrarsi su dettagli che poco o nulla hanno a che vedere con la storia, il fatto o l’evento che si vuole e si deve narrare. Un’attenzione morbosa per andare a solleticare l’attenzione dei lettori, spesso attirati più dai “retroscena” che dalle notizie.
(foto IPP/Zumapress/Evandro Inetti)