Le luci e le ombre della nuova policy di OpenAI su elezioni e guerra

Cambiamenti in vista del voto in buona parte del Mondo, a partire dagli Stati Uniti. Ma ci sono dei lati oscuri da chiarire

20/01/2024 di Redazione Giornalettismo

Sono molte le novità, annunciato o meno, che stanno accompagnando i primi giorni del 2024 di OpenAI. L’azienda di San Francisco ha, infatti, ufficializzato il suo impegno a fare in modo che le sue tecnologie, i suoi modelli e i suoi strumenti non vengano utilizzati per condurre campagne di ingerenze elettorali. Sullo sfondo, infatti, ci sono le Presidenziali USA del prossimo 5 novembre, ma anche il voto per le Europee. Ma in che modo Sam Altman intende agire? Stando alle comunicazioni ufficiali, saranno implementate alcune funzioni all’interno di ChatGPT e Dall-E.  In particolare, grande attenzione è stata posta su quello strumento text-to-image, in grado di generare un’immagine partendo da un testo scritto. Ci sarà uno strumenti di codifica di provenienza, per cercare di scongiurare fenomeni dannosi come i deepfake. Per farlo, come già accade per molte altre aziende Big Tech, si punterà tutto sulle credenziali digitali Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA), che dovrebbero rendere digitalmente riconoscibili le fotografie e i video originali.

OpenAI e la nuova policy su elezioni e guerra

Ma ci sono luci e ombre. Per esempio, il 10 gennaio è stata aggiornata la policy di OpenAI ed è scomparso un riferimento relativo ai divieti di utilizzo: fino a quella data, era vietato usare i modelli sviluppati dall’azienda per “usi militari e guerra”. Ora questa dicitura è sparita, aprendo le porte a una molto più ampia (anche a livello legislativo) varietà di significati della parole “danni”. Insomma, non è tutto oro quello che luccica.

Il Parlamento italiano, però, ha visto una grande luce riflessa nell’intelligenza artificiale. L’AI, infatti, sta per sbarcare all’interno della Camera dei Deputati. Una sorta di test per verificare, sul campo, le potenzialità e gli usi utili di questa nuova tecnologia. Ma i parlamentari possono stare tranquilli: per il momento, non ci sarà nessun algoritmo o modello linguistico a riempire gli scranni di Montecitorio al posto loro. Un discorso diverso rispetto agli altri lavori: uno studio del Fondo Monetario Internazionale mostra come l’AI stia minacciando moltissime professioni.

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