Come l’intelligenza artificiale si sta prendendo il parlamento italiano
Anna Ascani ne ha parlato a Cybersecurity Italia. È da qualche tempo che diversi parlamentari italiani stanno esplorando le varie aziende americane che usano l'intelligenza artificiale
16/01/2024 di Gianmichele Laino
Da qualche tempo, alcuni parlamentari italiani stanno girando il mondo e stanno ascoltando il parere di personalità esperte per capire quali possono essere le prospettive per un utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno delle istituzioni. Anna Ascani, vicepresidente della Camera, da questo punto di vista è stata molto chiara, rilasciando alla fine dell’anno una dichiarazione che sembra procedere verso l’imminente adozione, da parte di Montecitorio, di tecnologie di AI generativa a supporto delle attività parlamentari.
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Anna Ascani spiega perché il parlamento potrebbe usare subito l’AI generativa
«Le audizioni fatte in proposito – ha detto Anna Ascani intervistata da Cybersecurity Italia – sono state importantissime per avere un quadro completo sulle opportunità e i rischi dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa all’interno di una istituzione. Dopo aver redatto un report che raccoglierà tutte queste informazioni e i risultati della nostra missione negli Stati Uniti, ci cimenteremo nella prima sperimentazione all’interno di un’istituzione dell’applicazione dell’intelligenza artificiale generativa».
Il riferimento al viaggio negli Stati Uniti è relativo alla missione che, insieme ad alcuni altri parlamentari, Anna Ascani ha portato avanti nell’autunno del 2023, quando ha avuto modo di visitare il quartier generale di aziende come Microsoft, AWS, Salesforce, OpenAI, Google e Meta. Tra l’altro, questo lavoro preliminare è servito per dare sostanza a quanto verrà fatto nel corso del 2024, quando l’Italia avrà la presidenza di un G7 che, oltre ai temi del cambiamento climatico, sarà fortemente incentrato sull’intelligenza artificiale e sulle sue applicazioni.
Ma cosa farà l’intelligenza artificiale generativa in parlamento? Secondo Anna Ascani potrebbero esserci tre piani di intervento. Il primo e il secondo riguarderanno un supporto all’attività di documentazione delle norme e i vari dossier. L’AI generativa potrà aiutare a effettuare analisi di confronto con documenti che provengono, ad esempio, da istituzioni legislative di altri Paesi o di quelle dell’Unione Europea. Uno strumento di questo tipo permetterà ai parlamentari di avere a disposizione materiale in poco tempo per comparare le leggi in discussione e di poter sintetizzare documenti lunghi e complessi. Il terzo ambito di applicazione potrebbe essere quello di dare delle risposte a cittadini e a enti di secondo livello rispetto a norme approvate dal parlamento. Un chatbot che, se interrogato, restituisce soluzioni e risposte ai quesiti posti. Su questo, però, sarà fondamentale un supporto accademico per eliminare i possibili errori e le possibili deviazioni rispetto ai testi originali. Senza contare gli eventuali problemi di sicurezza.
«Se ci fosse una risposta sulla cybersicurezza saremmo tutti miliardari – ha proseguito Ascani -. L’AI generativa e la sua capacità di immagazzinare dati pone nuovi problemi anche dal punto di vista della privacy e della tutela dei dati. L’istituzione deve avere la certezza della certificazione delle informazioni e la certezza che quello che esce come risposta al cittadino e alle amministrazioni non sia fuorviata dai cosiddetti bias».
Non è ancora chiaro quale strumento di intelligenza artificiale dovrà essere utilizzato all’interno del parlamento. Fatto sta che, comunque, in lizza ci sono soltanto i grandi big della Silicon Valley e non proposte proprietarie, magari sviluppate all’interno dei confini dell’Unione Europea. E questo potrebbe essere un problema per quanto riguarda il concetto di sovranità del dato (vi ricordate i problemi che ChatGPT ha incontrato, lo scorso anno, con il Garante della Privacy in Italia?). In ogni caso, la strada sembra essere già tracciata. A livello regionale, l’Emilia-Romagna ha già avviato una sperimentazione volta a valutare la qualità delle leggi attraverso strumenti di in