Cosa sono le credenziali digitali C2PA che servono a “marchiare” le immagini originali

Si tratta di una delle mosse individuate da OpenAI per contrastare la disinformazione e la diffusione di immagini non corrispondenti alla realtà

16/01/2024 di Gianmichele Laino

Nell’individuare i rimedi legati alla verifica delle immagini prodotte dall’intelligenza artificiale, OpenAI ha stabilito che tutto ciò che viene fuori da uno strumento come Dall-E, l’applicativo che sfrutta l’AI generativa per creare dal nulla immagini e video (con la conseguenza di essere utilizzato anche per i deepfake) dovrà essere immediatamente riconoscibile come prodotto artificiale, per mettere un po’ di ordine nell’ecosistema informativo. Tutto questo, soprattutto in vista della tornata elettorale del 2024 che, negli Stati Uniti come in altre parti del mondo, si annuncia come la prima realmente esposta ai rischi di una alterazione derivante dall’uso di strumenti di intelligenza artificiale. Per questo ha sdoganato le cosiddette credenziali C2PA, che dovrebbero rendere digitalmente riconoscibili le fotografie e i video originali.

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Credenziali C2PA, cosa sono e come funzioneranno

C2PA sta per Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA) ed è un gruppo che crea degli standard per certificare la provenienza di un contenuto multimediale. Il processo è guidato dalla CAI, che è un consorzio intersettoriale guidato da Adobe che sostiene l’adozione di credenziali di contenuto basate sugli standard C2PA. Gli standard così individuati hanno come conseguenza la generazione di un bollino, caratterizzato dalla sigla CR. «L’icona “cr” – si legge sul sito di C2PA – è un marchio registrato di C2PA ed è di fatto il marchio per le esperienze utente di C2PA. I membri C2PA possono utilizzare questa icona per fornire un’esperienza utente coerente e stabilire le aspettative che un’applicazione, uno strumento o un sito Web implementino gli standard C2PA».

Dunque, quando un’immagine o un video saranno caratterizzati dalle lettere “cr” all’interno di una sorta di goccia con la punta orientata in basso a destra per chi guarda lo schermo, l’utente avrà immediatamente la certificazione che quel contenuto non sia stato prodotto dall’intelligenza artificiale. A questi standard hanno aderito già importanti realtà industriali come Microsoft, Amazon, Adobe e Getty Images.

Ovviamente, il marchio da solo non basta. Non sarà sufficiente aggiungere una filigrana di questo tipo a un contenuto video o a un’immagine per dimostrare che questa sia originale. C2PA, infatti, si basa su tecnologie come crittografia, firme digitali e blockchain per fornire un vero e proprio tracciamento digitale all’autenticità dei contenuti. Vengono utilizzati hash crittografici e certificati digitali nei file multimediali, come spiegato in questo post Linkedin dal software architect Jonas Hultenius.

Dunque, le immagini e i video originali così caratterizzati saranno molto più riconoscibili e l’utente avrà uno strumento in più per orientarsi nell’ecosistema del disordine informativo. Allo stesso modo, la proprietà intellettuale degli autori di materiali originali risulta essere tutelata. Ma basterà per distinguere chiaramente un video o un’immagine falsi da un video e un’immagine veri?

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