Oliver Stone chiama «Sherlock» i giornalisti su Bucha, ma condivide un sito di fact-checking nato a Mosca il 1° marzo

Il regista si fa condizionare, non per la prima volta, dalla propaganda di guerra russa

15/04/2022 di Redazione

Non è la prima volta che accade, ma questa volta le modalità con cui è avvenuto hanno un po’ del paradossale. Oseremmo dire, del boomer. Il regista Oliver Stone su Bucha condivide una visione molto più appiattita sulla propaganda russa. Ad esempio, sostiene che le immagini riprese dal satellite (che il NY Times aveva utilizzato per dimostrare l’effettiva presenza di corpi in strada nella città poco distante da Kiev subito dopo la ritirata dell’esercito russo) non corrispondano alla realtà. Per farlo, però, cita un sito che – ormai – chiunque conosce, consapevole della sua fama.

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Oliver Stone su Bucha, il tweet e il focus della questione

Si tratta di WarOnFakes, un sito che è stato lanciato per la prima volta in Russia il 1° marzo, qualche giorno dopo l’inizio della guerra, con lo scopo dichiarato di contrastare la lotta alle fake news che – secondo la propaganda russa – in occidente è condotta a senso unico. Oliver Stone ritiene affidabile la fonte che cita nel suo tweet, in cui accusa – più o meno esplicitamente – i giornalisti del NY Times di essere degli “Sherlock”, degli investigatori da romanzo.

In questo modo, si espone a tutti quegli utenti che gli fanno notare che – pur di screditare i giornalisti sui fatti di Bucha – sta utilizzando una fonte non propriamente attendibile, nata dopo l’inizio della guerra, basata a Mosca, con lo scopo aperto di fare da contraltare ai siti di debunking occidentali, scimmiottandone i metodi, ma arrivando a conclusioni che non possono fornire – in tutto o in parte – prove conclusive.

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