“Non trovo personale per colpa del Reddito di cittadinanza”. La replica è virale

Lo sfogo è uno dei tanti, tantissimi, che si sono avvicendati durante questi mesi. Da quando è stato varato il famigerato Reddito Di Cittadinanza, non sono stati pochi gli imprenditori che si sono lamentati di come questo strumento penalizzi in realtà l’occupazione, scoraggiando di fatto gli imprenditori ad assumere. L’ultimo, solo in termini di tempo è quello raccolto dal Gazzettino. Lo storico quotidiano veneto  ha ospitato, appena qualche giorno fa, lo sfogo della titolare di un bar storico del rovigotto. La donna, dopo due anni di prove, lamentava di non trovare personale, un’evidenza che la sta costringendo alla chiusura dell’attività. La colpa? Del reddito di cittadinanza, dell’abolizione dei voucher e dei giovani viziati: «I ragazzi non hanno voglia di lavorare, la gente preferisce rimanere sul divano a percepire il reddito di cittadinanza, lo Stato ci ha tolto i voucher. I giovani non sono capaci di fare nulla, non hanno voglia di impegnarsi e di venire a lavorare il fine settimana». Uno schema consolidato, una delle tante lamentele raccolte in questi anni cavalcate, non di rado, dai media. Quel che c’è di inaspettato è la risposta  di una delle dipendenti intevistata dal quotidiano “Leggo” che è diventata immediatamente virale.

«Pagata 300 euro al mese per 6 mesi di lavoro »

La giovane ha ammesso di aver lavorato per il bar sotto i riflettori mediatici, una delle prima esperienze lavorative, appena terminati gli studi. La ragazza ha dichiarato  di aver cominciato a lavorare senza aver firmato nessun contratto, una situazione che è proseguita anche mesi dopo la sua assunzione. Il salario arrivava discrezionalmente quando voleva la titolare e non superava mai le 2-300 euro mensili, anche se la ragazza era occupata anche nei weekend. La lavoratrice avrebbe anche scritto una lettera all’imprenditrice, ricevendo in cambio una risposta piccata nella quale: «mi rinfacciava di non esserle stata riconoscente per avermi insegnato un mestiere, che quando ho deciso di lavorare lì non avevo un fucile puntato alla testa e che avrei dovuto essere più sensibile verso i suoi problemi personali» incalza la ragazza.

Resta curioso che, nell’Italia del 2020, un problema di asimmetria tra offerta e domanda venga vista come un problema “dei lavoratori” anche da convinti assertori del libero mercato. Se non vengono reclutati lavoratori molto probabilmente sono le condizioni lavorative e salariali a non essere adeguate: è la legge della domanda e dell’offerta. Magari converrebbe tenerlo a mente prima del prossimo articolo di “denuncia”.

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