La Covid app inglese ha fatto prevenzione su 600mila casi. Un confronto con Immuni

Al momento, la sua omologa italiana è ferma a 10.600 positività individuate

09/02/2021 di Gianmichele Laino

Uno studio dell’Alan Touring Institute ha messo in fila i dati forniti da NHS Covid app, il sistema di tracciamento dei contagi che è stato utilizzato nel Regno Unito. Occorre subito precisare che lo studio – sebbene condotto da un prestigioso ente e che vede la firma di studiosi del calibro di Mark Briers, Chris Holmes e Christophe Fraser – è stato solo sottoposto a peer-review, senza avere ancora ricevuto l’imprimatur. Tuttavia, ricordano dall’istituto, al momento – prima della sua diffusione alla stampa -, lo studio è stato analizzato da una équipe di scienziati indipendenti. I numeri diffusi da questo paper sembrano essere molto interessanti: oltre ai dati elevatissimi riguardanti i download dell’app, si mette in evidenza che – in base alle notifiche inviate – l’app di tracciamento che si basa su sistemi operativi Apple e Google è stata in grado di prevenire circa 600mila infezioni, con numeri che si riferiscono alla fine di dicembre 2020. 

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NHS Covid App, la sua efficacia studiata

Ciò non significa, ovviamente, che questo è il numero di notifiche che sono state inviate (il loro quantitativo è decisamente maggiore), ma rappresenta una stima – basata su modelli matematici – di quante infezioni potrebbero essere state evitate attraverso l’impiego di questo sistema di tracciamento. Un dato analogo, al momento, non è a disposizione per quanto riguarda la versione italiana di questo sistema, ovvero l’app Immuni. I dati, che sono aggiornati in tempo reale, riguardano il numero di download, le notifiche inviate e i positivi individuati. Rispettivamente, in Italia, ci sono stati 10.281.000 download, ci sono state 86.960 notifiche inviate e sono stati individuati 10.645 positivi.

Già questi dati, tuttavia, impallidiscono rispetto a quelli della NHS Covid app: è stata scaricata 21.630.000 volte, ha inviato 1,7 milioni di notifiche. Anche nel rapporto diverso che sussiste tra la popolazione italiana e la popolazione britannica, si nota comunque una sproporzione particolarmente marcata. Questi dati assoluti, in ogni caso – è sempre bene sottolinearlo -, non hanno lo stesso peso rispetto all’efficacia dell’app nel suo scopo di evitare i contagi. Anche nello studio portato avanti dall’istituto Alan Touring, infatti, si evidenziano alcuni limiti strutturali: visto che l’app si basa sul sistema Bluetooth e che alcuni dati a essa riferiti sono coperti dalla privacy, non è possibile affermare con certezza quante persone abbiano effettivamente rispettato le prescrizioni inviate dalla NHS Covid app. Tuttavia, i ricercatori hanno osservato una certa correlazione: l’aumento dell’1% nell’utilizzo della app può diminuire fino al 2,3% i casi di coronavirus.

Questo ha fatto in modo – sempre secondo stime statistiche – di evitare circa mille decessi da coronavirus. Con tutti i limiti che questo studio può ancora avere, l’analisi quantitativa di alcuni dati di partenza – così distanti da quelli dell’app Immuni – segnala una differenza marcata rispetto alla versione italiana del sistema di tracciamento. Che, non a caso, nell’ultimo periodo sembra essere scomparso anche dai radar dell’opinione pubblica.

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