Neofascisti, i servizi segreti avvertono: «C’è pericolo di azioni xenofobe»
21/02/2018 di Redazione
L’estremismo di destra in Italia è ancora lontano dall’oltranzismo che contraddistingue i movimenti all’estero, come ad esempio i neonazisti in Germania. Ma c’è il «pericolo di contaminazioni e di forme emulative» rispetto a circuiti stranieri «così come quello di azioni xenofobe di forte impatto legate a pur sempre possibili incidenti di percorso nella convivenza con le realtà immigrate». È quanto hanno messo nero su bianco dai nostri servizi segreti italiani parlando della minaccia eversiva e dell’attivismo estremista, nell’ultima relazione al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza.
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Neofascisti e movimenti di estrema destra in Italia, cosa dicono i servizi segreti
Il rapporto annuale, presentato ieri e relativo al 2017, sottolinea un «dinamismo crescente, della destra radicale in Italia, capace di intercettare i «sentimenti di insofferenza verso la presenza extracomunitaria» cavalcando «situazioni di disagio sociale legate alle problematiche abitative e occupazionali»:
La destra radicale ha dimostrato un dinamismo crescente – con la nascita di nuove sigle cui aderiscono soprattutto fasce giovanili – che appare alimentato dal tentativo di gruppi d’area di intercettare le istanze nazionaliste e i sentimenti di insofferenza verso la presenza extracomunitaria, istanze e sentimenti che trovano numerose parallele espressioni in ambito europeo.
Queste formazioni, per accrescere il proprio seguito, cavalcano inoltre situazioni di disagio sociale legate soprattutto alle problematiche abitative e occupazionali, promuovendo iniziative propagandistiche, provocatorie (anche all’insegna del nostalgismo fascista) e di contestazione.
Nonostante la frammentazione cronica dell’area, derivante da personalismi e competizioni interne, si sono tuttavia verificati momenti di convergenza tra componenti diverse: in particolare in occasione delle tradizionali celebrazioni in onore di militanti deceduti e, in alcuni contesti territoriali, nelle prese di posizione comuni per contrastare le politiche governative in tema di immigrazione, ritenute responsabili di una progressiva “sostituzione etnica” e causa di un aumento della delinquenza, specie nelle periferie metropolitane. Alcune iniziative mobilitative sono state condotte anche in sinergia con locali comitati cittadini che si oppongono alla presenza di stranieri.
Soprattutto, l’iniziativa legislativa sullo ius soli è stata oggetto di un’accesa campagna di protesta che è arrivata a evocare, quali esempi dei presunti rischi connessi all’approvazione del provvedimento, gli attentati jihadisti occorsi in Europa.
A mobilitarsi contro il flusso immigratorio sono state anzitutto le realtà più strutturate presenti su scala nazionale. Realtà nel contempo impegnate sulle principali tematiche sociali con l’intento di acquisire così maggiore visibilità e consenso, anche in funzione di accresciute aspirazioni elettorali.
Un seguito hanno avuto, altresì, i contatti internazionali con omologhi gruppi con l’obiettivo di supportare l’affermazione di un fronte identitario paneuropeo. Non sono inoltre mancate iniziative volte a rimarcare una presenza attiva della destra oltranzista in altri contesti e teatri esteri, come testimoniato dalla promozione, in Siria e in Kosovo, di missioni umanitarie a sostegno di quelle popolazioni.
Nell’ambito delle mobilitazioni internazionali anti-immigrazione, ha assunto rilievo la campagna Defend Europe che, promossa da un circuito identitario europeo di recente costituzione, si è concretizzata in azioni di disturbo contro imbarcazioni delle Ong attive nel soccorso ai migranti nel Mediterraneo.
Manifestazioni contro l’immigrazione incontrollata e il degrado delle periferie urbane sono state realizzate anche dall’area skinhead, collegata ai network internazionali neonazisti Blood & Honour e Hammerskin. La loro principale attività continua ad essere rappresentata dall’organizzazione di concerti: eventi che, attirando militanti e simpatizzanti dall’Italia e dall’estero, risultano funzionali ad accrescere coesione e senso di appartenenza nonché in termini di autofinanziamento e rappresentano inoltre un veicolo di diffusione di retoriche nazifasciste e xenofobe. In proposito, permangono contatti tra realtà skin altoatesine e analoghe formazioni tedesche attestate su posizioni oltranziste, dichiaratamente neonaziste e razziste.
Quelle sopra descritte sono dinamiche il cui potenziale impatto sulla coesione sociale non deve essere sottovalutato. Le tensioni legate alla gestione dei flussi migratori e ai processi di integrazione rappresentano una piattaforma che la destra oltranzista può strumentalizzare anche per propagare messaggi che, rivolti specialmente agli attivisti di nuova generazione, tendono ad accentuare la diffidenza e l’intolleranza nei confronti del “diverso”, con il rischio di derive xenofobe.
Sebbene l’ambiente italiano risulti a tutt’oggi distante da quello di altri Paesi europei – dove è più alta e più organizzata la presenza di militanti neonazisti e maggiore, di conseguenza, il rischio di radicalizzazione delle posizioni anti-immigrazione, specie in chiave anti-Islam – aumenta il pericolo di contaminazioni e di forme emulative rispetto a circuiti esteri a più marcata connotazione oltranzista così come quello di azioni xenofobe di forte impatto legate a pur sempre possibili incidenti di percorso nella convivenza con le realtà immigrate, specie in aree e contesti dove sia già presente un diffuso disagio sociale.
(Foto: il corteo di Casapound in occasione del 40esimo anniversario della strage di Acca Larentia, la strada che ospitava una sede dell’Msi dove il 7 gennaio del 1978 furono uccisi Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, a Roma, 7 gennaio 2018. Credit immagine: ANSA / ALESSANDRO DI MEO)