Il 15,6% degli italiani crede che la Shoah sia stata un’invenzione

30/01/2020 di Enzo Boldi

Dire che la Shoah non sia mai avvenuta e che il tutto sia stata un’invenzione è un insulto all’intelligenza. Eppure in Italia, è aumentato vertiginosamente il numero dei negazionisti Olocausto. I dati preoccupanti – anche in relazione ai continui fatti di cronaca che riportano episodi di intolleranza nei confronti delle cosiddette ‘minoranze’ religiose – sono stati messi in evidenza dal ‘Rapporto Italia 2020’, l’indagine annuale svolta dall’Eurispes. E il paragone rispetto alle rilevazioni del 2004 rende questi numeri ancora più gravi.

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Ben il 15,6% delle persone intervistate, infatti, sostiene che la Shoah non sia mai esistita. Insomma, l’Olocausto sarebbe stata un’invenzione. Un qualcosa che ha il sapore della storica bufala dei ‘Protocolli dei Savi di Sion’ ripresa anche nel nuovo Millennio. E questo numero diventa ancor più amplificato se si confronta con l’indagine Eurispes svolta 16 anni fa: nel 2004, infatti, questa risposta venne data ‘solamente’ dal 2,7% degli intervistati.

Negazionisti Olocausto in aumento in Italia

E se i negazioni Olocausto sono in clamorosa moltiplicazione, aumentano anche coloro i quali ritengono che le ricostruzioni storiche di quegli anni tragici con tanto di testimonianze dei sopravvissuti nei lager nazi-fascisti siano stati mediaticamente e storicamente accresciuti e dovrebbero essere ridimensionati: si passa dall’11,1% al 16,1%. Numeri che mostrano una tendenza in linea con quanto accade, ormai quotidianamente, in Italia tra insulti e scritte sui muri.

La rivalutazione della figura di Mussolini

E a corroborare questi dati, arriva anche quel 19,8% – quasi un cittadino intervistato su quattro – che si è riconosciuto nella frase «Mussolini è stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio». Ha fatto anche cose buone, quindi, condite da piccoli errori che, però, non devono infangare quanto fatto nel corso del suo Ventennio fascista. E questo lo pensa quasi il 20% degli italiani.

(foto di copertina: da commons di Flickr)

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