La Corte di Strasburgo: giusto condannare chi nega l’Olocausto
26/11/2019 di Enzo Boldi
Non si può negare l’evidenza storica, non si possono raccontare favole per smentire fatti realmente accaduti. Non si può non condannare l’Olocausto. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti dell’Uomo respingendo il ricorso presentato da un politico tedesco dell’estrema destra che, nel 2010, tenne un discorso davanti al Parlamento del lander di Meclemburgo-Pomerania Anteriore, aveva tenuto un discorso – ricco di frasi sconnesse – in cui negava l’esistenza dell’Olocausto.
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La sentenza della Cedu di Strasburgo è arrivata all’inizio dello scorso ottobre, rigettando il ricorso presentato da Udo Pastors, ex capo del partito Npd (nazional-democratico tedesco). L’uomo, all’indomani del Giorno della Memoria del 2010, aveva tenuto un comizio davanti al Parlamento in cui accusava gli ebrei di aver strumentalizzato la Shoah per fini commerciali e ragioni politiche. Per queste sue dichiarazioni, qualche anno dopo, venne condannato da un tribunale tedesco a otto mesi di reclusione e una sanzione pecuniaria da 6000 euro.
Negare l’Olocausto merita la condanna
Secondo la Corte di Strasburgo, alcune delle frasi utilizzate da Udo Pastors possono essere «definite come negazioniste perché mostrano disprezzo per le vittime e si contrappongono a fatti storici accertati». E i termini utilizzati dal politico dell’estrema destra tedesca non erano leggeri. Parole che sembrano quasi sbeffeggiare una tragedia certificata. Il tutto, ovviamente, per puro spirito propagandistico antisemita.
Cosa aveva detto Udo Pastors
Il politico tedesco condannato, aveva detto che il «cosiddetto Olocausto è utilizzato per ragioni politiche e commerciali e che dalla Seconda Guerra Mondiale i tedeschi sono stati esposti a un’infinita raffica di critiche e bugie propagandistiche». Parole simili a quelle utilizzate per parlare del 27 gennaio, giornata in cui si celebra la memoria delle vittime dell’Olocausto: eventi che, secondo Pastors, «non sono che una proiezione di Auschwitz imposte sui tedeschi».
(foto di copertina: Damian Klamka/SOPA Images via ZUMA Wire)