Quali erano le accuse mosse da 17 etichette musicali

La NMPA ha contestato a Twitter (ora X) numerosi livelli - e responsabilità - sulle violazioni del diritto d'autore

06/03/2024 di Enzo Boldi

Quel che è accaduto lo scorso giugno è figlio di una situazione che prosegue da anni. X si chiamava ancor Twitter ed Elon Musk non aveva ancora iniziato quell’operazione da 44 miliardi di dollari per acquisire la piattaforma social. Poi, con il suo arrivo, la situazione – già in bilico – ha iniziato la sua caduta verso lo sprofondo, con la decisione di abbandonare il tavolo delle trattative con gli editori musicali (e le principali etichette) al fine di stipulare un contratto di licenza per l’utilizzo della musica – coperta da diritto d’autore – su X. Da quel momento, il contenzioso si è spostato su altri livelli: quelli giudiziari.

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Il 14 giugno scorso, infatti, la National Music Publishers’ Association (NMPA) ha depositato una causa nei confronti della piattaforma, con accuse molto pesanti e una richiesta di sanzione superiore ai 250 milioni di dollari. L’associazione, di cui fanno parte tutti i più grandi editori ed etichette musicali (tra cui Sony, Universal e Warner, solo per fare alcuni esempi), ha contestato a X non solo l’abbandono di un tavolo di trattativa – come accade con le altre piattaforme -, ma anche una mancata sorveglianza da parte del social sulle violazioni del copyright musicale. E le accuse si sono mosse su vari livelli.

Musica su X, le contestazioni contro la piattaforma

In particolare, c’è un’accusa molto pesante: si sostiene che X non abbia solamente sottovalutato la questione della tutela del diritto d’autore, ma – per certi versi – abbia fagocitato queste violazioni. In barba alla legge. Dunque, secondo i grandi editori musicali, la piattaforma starebbe traendo profitto (ancora maggiore, visto che solo gli abbonati possono pubblicare video lunghi fino a 120 minuti), senza muovere un dito, come si legge nel documento presentato in tribunale:

«Twitter (all’epoca della denuncia la piattaforma non aveva ancora cambiato nome, ndr) alimenta la sua attività con innumerevoli copie contraffatte di “composizioni musicali, che violano i diritti esclusivi degli editori“, ai sensi della legge sul copyright. Mentre numerose piattaforme concorrenti di Twitter riconoscono la necessità di licenze e accordi adeguati per l’uso “di composizioni musicali sulle loro piattaforme”, Twitter no e – al contrario – genera una massiccia violazione del copyright che danneggia i creatori di musica». 

Inoltre:

«Sia prima che dopo la vendita, Twitter ha commesso consapevolmente, facilitato e tratto profitto dalla violazione del copyright, a spese degli editori di musica, ai quali Twitter non paga nulla». 

Ma il giudice, che comunque ha comunicato il prosieguo dell’azione giudiziaria (ma non per tutti i capi di accusa), ha sostenuto che non X non possa essere etichettata come responsabile di una violazione dirette del diritto d’autore. Dunque, l’accusa più pesante è stata rispedita al mittente.

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