La risposta di Meta all’indagine della Commissione UE

Come al solito, l'azienda di Menlo Park ha difeso il suo operato e ha promosso la collaborazione con le istituzioni europee. Ma il sottinteso fa più rumore di quello che è stato detto

17/05/2024 di Gianmichele Laino

Non si discosta molto dal suo solito stile la risposta di Meta all’indagine della Commissione Europea rispetto alle presunte violazioni di Instagram e di Facebook al Digital Services Act per quanto riguarda la presunta dipendenza dei minori dal feed dei social network e dall’efficacia dei sistemi di age verification che i social network stessi hanno messo a disposizione degli utenti. L’azienda di Menlo Park, come al solito, ha difeso il suo operato nell’ambito delle materie di interesse dell’indagine della Commissione UE e ha offerto la consueta collaborazione con le autorità per chiarire la sua posizione in merito. Uno statement anglosassone, i cui sottintesi – però – dicono molto di più di quanto dichiarato.

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Risposta Meta all’indagine della Commissione Europea su Instagram e Facebook

«Vogliamo che gli adolescenti abbiano esperienze online sicure e adatte alla loro età – ha detto un portavoce ufficiale di Meta -. Per questo nell’ultimo decennio abbiamo sviluppato oltre 50 strumenti e policy pensate proprio per proteggerli. Questa è una sfida che tutto il settore si trova ad affrontare, e siamo pronti a condividere maggiori dettagli sul nostro lavoro con la Commissione Europea».

Il riferimento, in questa dichiarazione, è alle tante iniziative che Meta ha intrapreso – a livello globale – per la tutela della salute dei minori e per la verifica dell’età degli utenti di Facebook e di Instagram. Del resto, su questo tema, l’azienda di Mark Zuckerberg si è dovuta tutelare anche in passato, rispetto ad accuse rivolte anche al di fuori dei confini dell’Unione Europea (nel 2023, ad esempio, erano stati 33 stati Usa a evidenziare proprio questo aspetto). Tuttavia, ricordare le 50 iniziative e strumenti messi a disposizione da Meta significa anche una dichiarazione molto precisa alle istituzioni europee. Del tipo: se quello che abbiamo fatto fino a questo momento non va bene e cozza contro la nuova legislazione europea in materia, non vediamo come sia possibile fare di più. In quest’ottica va letta anche la disponibilità a una maggiore condivisione dei dettagli del lavoro svolto (ma non dei dati, come imporrebbe la trasparenza richiesta dal Digital Services Act).

Insomma, a ogni dichiarazione di Meta rispetto a provvedimenti comunitari sembra sempre più vicino il momento in cui potrebbe saltare la pazienza. Con conseguenze imprevedibili sul mercato europeo dei social network e sul relativo comportamento degli utenti.

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