Nicola Morra va a parlare male della Rai su La7
Oggi il presidente della Commissione Antimafia era a Omnibus, su La7
21/11/2020 di Gianmichele Laino
Dopo il rifiuto della trasmissione Titolo V su Raitre nell’ospitare Nicola Morra dopo le sue parole su Jole Santelli («i calabresi sapevano di aver votato una grave malata oncologica e ognuno ha la classe dirigente che sceglie»), Morra a Omnibus su La7 torna in televisione. L’emittente di Cairo sostiene che, in una società liberale, ognuno deve avere il diritto di esprimere le proprie opinioni, soprattutto quando si parla di servizio pubblico. Per questo, la presenza di Morra a La7 non solo è confermatissima, ma è anche il fulcro della trasmissione del mattino.
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Morra a Omnibus, il suo punto di vista sull’ostracismo dalla Rai
«Io sono stato vicino a chi soffre e a chi, essendo nella malattia, doveva veder riconosciuti il diritto alla salute, soprattutto in una terra come la Calabria – ha iniziato Morra -. Rimango frastornato da quello che è avvenuto: se andate ad ascoltare le parole che ho pronunciato, capirete il mio punto di vista. Sulle mie parole è stato fatto un sapiente taglia e cuci».
L’attacco alla Rai da parte di Morra a Omnibus
Morra ha spiegato anche la frase del suo post con cui ha annunciato la sua mancata presenza in Rai («loro non si arrenderanno mai»). Secondo il presidente della Commissione Antimafia, si tratta di un motto storico del M5S: «Mi hanno escluso all’ultimo, mentre mi stavano microfonando: il sevizio pubblico può tranquillamente intervistare il figlio di Totò Riina e Salvatore Buzzi, ma il presidente della Commissione Antimafia non può essere scartavetrato (perché io vorrei che i giornalisti facessero questo ai loro ospiti) dai giornalisti? Non possiamo accettare che tutto questo passi: bisogna fare una riflessione sullo stato della democrazia all’interno dell’azienda pubblica che una volta erano patrimonio culturale del Paese».
«L’episodio di ieri è stato un episodio di delegittimazione – ha detto Morra -: Cosa Nostra ci insegna che quando si è scomodi, bisogna infangare e delegittimare». Accuse pesantissime al servizio pubblico, rivolte tra le altre cose non da un punto di osservazione neutrale (come potrebbe essere, ad esempio, una nota stampa), ma da una emittente televisiva concorrente. Non si tratta, questo, di un vero e proprio corto circuito?