Il mistero del processo per l’infermiera di Saronno: mancano 13 pagine della sentenza

La sentenza è stata annullata

12/09/2020 di Federico Pallone

Un vero e proprio mistero aleggia intorno al processo relativo all’infermiera di Saronno, Laura Taroni. Il tutto a causa di un presunto errore materiale. È stato infatti deciso l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna a 30 anni di reclusione per Laura Taroni, l’infermiera accusata di aver ucciso, tra il 2013 e il 2014, il marito Massimo Guerra e la madre, Maria Rita Clerici, tramite la somministrazione di dosi eccessive di farmaci, quando lavorava nell’ospedale di Saronno (Varese), in concorso con il medico Leonardo Cazzaniga, con cui aveva una relazione. La prima sezione penale della Cassazione, dopo l’udienza pubblica, ha annullato la sentenza emessa nel luglio dello scorso anno dalla Corte d’assise d’appello di Milano – che aveva confermato la condanna a 30 anni inflitta a Taroni dal gip di Busto Arsizio con rito abbreviato nel 2018 – e disposto un nuovo processo davanti ad un’altra sezione della Corte milanese.

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Tra i rilievi posti all’attenzione della Cassazione dalla difesa con il suo ricorso, anche il fatto che nelle motivazioni della sentenza d’appello erano risultate mancanti 13 pagine. La decisione non riguarda solo il fatto che la sentenza fosse incompleta, perché la Corte d’Appello di Milano si era dimenticata una parte della motivazione, ma anche le prove sulla responsabilità per gli omicidi», ha spiegato l’avvocato di Taroni, Cataldo Intrieri. Poi ha aggiunto: «La causa è riaperta».

[CREDIT PHOTO: FACEBOOK]

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