Dalla miopia alle infezioni: i rischi per i bimbi che usano dispositivi elettronici

Abbiamo intervistato la dottoressa Maria Antonietta Stocchino, oculista che fa parte del Progetto Elisa e di "Occhideibimbi", per comprendere al meglio le eventuali patologie oculari che possono palesarsi a causa della troppa esposizione agli schermi in tenera età

25/10/2023 di Enzo Boldi

Gli usi (che a volte si trasformano in abusi) delle nuove tecnologie sono da anni al centro di studi e indagini per valutare gli impatti sulla salute delle persone. Spesso e volentieri, soprattutto parlando dei più piccoli, l’accento è stato posto sugli effetti a livello mentale della troppa esposizione alle varie piattaforme. Ci sono, però, anche delle patologie che possono incorrere se tablet, pc, smartphone e tv (con annessi videogiochi) vengono utilizzati assiduamente in tenera età. I dati confermano, infatti, che questa dinamica ha provocato – per fare un esempio – un aumento delle patologie legate alla salute degli occhi dei bambini. Dalla miopia infantile alla diplopia transitoria, fino ad arrivare a una crescita di infezioni che portano all congiuntivite.

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Per fare chiarezza su tutti i temi legati alla miopia infantile, e non solo, correlata all’utilizzo di dispositivi elettronici, abbiamo intervistato la dottoressa Maria Antonietta Stocchino, oculista che fa parte del team del Progetto Elisa e di “Occhideibimbi“, una vera e propria attività editoriale dedicata alla divulgazione sul tema per genitori e bambini.

Miopia infantile e dispositivi elettronici, cosa dobbiamo sapere

Innanzitutto, dobbiamo partire dalle basi. Perché la miopia non è un difetto della vista che ha un’unica causa (genetica), ma può essere provocata anche da fattori esterni: «Sappiamo che la miopia è classicamente quel difetto che non ci fa vedere bene per lontano. Caratteristicamente, i miopi sono portati a utilizzare molto bene la vista per vicino, senza neanche bisogno degli occhiali – ha spiegato a Giornalettismo la dottoressa Stocchino -. Questo difetto visivo può avere una parte genetica, nel senso che se siamo figli di due genitori miopi è più probabile che la sviluppiamo, ma è anche vero che il non avere dei genitori che non soffrono di questo difetto visivo ci lascia a riparo dalla progressione miopica. Si è visto che lo sforzo eccessivo degli occhi, della vista per vicino, che noi utilizziamo per accomodare e l’utilizzo preponderante che noi ormai abbiamo di dispositivi video, fin dalla tenera età, può portare allo sviluppo precoce della miopia anche nelle persone che non hanno geneticamente questa predisposizione».

La genetica, solitamente, non mente. Ma ci sono anche dei nostri comportamenti – magari maturati fin dalla tenera età – che rischiano di acutizzare (se non provocare) un difetto visivo permanente e correggibile esclusivamente con l’utilizzo di occhiali, lenti a contatto e (in extrema ratio) con la chirurgia. È importante, come sottolineato dalla dottoressa Stocchino, essere a conoscenza di tutti i rischi che, spesso e volentieri, sono “provocati” dalle decisioni dei genitori e degli adulti: «Da mamma capisco come sia impegnativo gestire dei bambini e come sia facile dargli in mano uno smartphone o un tablet per intrattenerli. Però, purtroppo, questo a lungo andare ha degli effetti che non sono solo sulla miopia. A questo proposito, occorre sottolineare un aspetto fondamentale: la miopia non è il problema solo di mettere un occhiale, perché una persona può anche pensare che questa sia l’unico effetto correggibile (dalle lenti a contatto alla chirurgia refrattiva). In realtà, il miope presenta delle caratteristiche anatomiche e fisiologiche dell’occhio che lo predispone a problematiche provocate dalla degenerazione dei tessuti oculari, come può essere la coroide e la retina. Questo porta a un rischio di deterioramento della capacità visiva. Quindi, non stiamo parlando esclusivamente della problematica estetica dell’occhiale, ma di una funzione dell’occhio».

Miopia infantile e non solo: dalla diplopia alla secchezza oculare

Dunque, non c’è solamente la difficoltà nel vedere persone e oggetti (solo per citare alcuni banali esempi) lontane, ma si rischia di dare il via (al netto delle predisposizione genetica) a una serie di altre problematiche che, a lungo termine, possono compromettere la salute dell’occhio. E, visto che il digitale e i suoi strumenti sono diventati preponderanti anche nella vita dei più piccoli, occorre conoscere con esattezza tutte quel che potrebbe accadere a causa di un uso smodato di schermi e dispositivi elettronici: «Utilizzare per molto tempo gli occhi solo per vicino, comporta anche un affaticamento della muscolatura impegnata in quel momento ad accomodare e a guardare a distanza ravvicinata – ha sottolineato la dottoressa Stocchino a GTT -. Nel tempo, si è visto, anche la muscolatura oculare può avere delle ripercussioni e, a volte, può provocare una diplopia transitoria. Cioè la visione doppia, momentanea, ridotta ad alcuni momenti in cui c’è uno sforzo oculare maggiore. Anche questa, però, può essere un problema anche nei bimbi».

Dunque, la miopia infantile (paradossalmente) è solamente una delle tante sfaccettature dei difetti visivi e dei problemi oculari che si possono innescare a causa dell’utilizzo di dispositivi elettronici in tenera età. Ce ne sono altri che molto spesso vengono sottovalutati: «Sempre a livello di problematiche oculari, quando utilizziamo uno schermo (dalla tv a un tablet o un telefono), noi siamo talmente impegnati e concentrati e questo ci porta a ridurre la frequenza con cui sbattiamo le palpebre. Questo problema, a lungo andare, può determinare dei fenomeni di secchezza oculare: ogni volta che sbattiamo le palpebre, l’occhio si idrata meglio perché le lacrime vengono distribuite lungo tutta la superficie. Molto spesso, i genitori portano i loro figli in visita dall’oculista perché strizzano gli occhi. A volte si tratta di allergie in determinati periodi dell’anno, nella maggior parte dei casi di tratta solo di una disidratazione oculare che può essere migliorata dall’utilizzo delle lacrime artificiali che possono curare il sintomo o il collirio. Il problema, però, è che se non togliamo quello stimolo che gli causa questa disidratazione, tutto ciò è destinato a proseguire. E peggiorare, perché il bambino potrebbe grattarsi gli occhi causando anche abrasioni sulla superficie dell’occhio».

Il problema delle infezioni

Degenerazioni e danni provocate dalla sola “visione” di uno schermo luminoso e di un dispositivo elettronico. Poi ci sono anche dei “danni collaterali” che, soprattutto nei bambini (ma anche negli adulti) possono dipendere dal contatto con questi strumenti. La dottoressa Stocchino, per esempio, ci ha raccontato di come i device rappresentano un veicolo perfetto per le infezioni batteriche che poi provocano infiammazioni fastidiose (e a volte pericolose) come la congiuntivite: «Ci sono studi che confermano come la tastiera dei computer e gli schermi di telefoni e tablet sono ricettacoli di moltissimi microrganismi. Molto spesso i bambini, anche durante l’utilizzo di questi dispositivi, vanno a toccarsi gli occhi con le mani. Tutto ciò li rende molto più a rischio di contaminare le mani che poi vanno a toccarsi gli occhi. In più, se la qualità delle lacrime ne risente perché l’occhio è anche più secco, si crea un ambiente favorevole per una eventuale contaminazione batterica. Quindi, anche il discorso della congiuntivite è importante».

L’altra faccia dei dispositivi elettronici

Finora, ovviamente senza demonizzare (ma mettendo un chiaro accento sui rischi correlati) le nuove tecnologie, abbiamo messo in evidenza problematiche come miopia infantile e altro legati all’utilizzo eccessivo di dispositivi elettronici e schermi. La dottoressa Maria Antonietta Stocchino, però, ha sottolineato un aspetto molto importante che: questi strumenti possono essere anche utili se utilizzati come “terapia” (quindi seguendo determinate indicazioni e prescrizioni) per combattere alcune “condizioni” che riguardano il non corretto funzionamento della vista dei più piccoli: «In realtà non c’è correlazione tra l’utilizzo di dispositivi elettronici e l’occhio pigro. Si tratta, infatti, di una problematica in cui uno dei due occhi presenta un difetto visivo più ampio dell’altro e il nostro cervello, per comodità, va a scegliere la strada più facile per la visiva. Quindi sceglie l’occhio che vede meglio. È come se dovendo andare da un punto A a un punto B dovessimo scegliere tra una strada asfaltata o una di campagna. Il nostro cervello si ritrova esattamente in una situazione di questo tipo e anziché percorrere entrambe le strade, va direttamente su quella asfaltata. Nel nostro caso, quella dell’occhio che ha una acuità visiva migliore. Semplificandola così, anche l’utilizzo del tablet comporta che il bambino preferisca utilizzare l’occhio che vede meglio. Ma, da questo punto di vista, c’è una considerazioni da fare: i dispositivi elettronici, in alcuni casi, possono essere utilizzati sotto il controllo dei genitori quasi come terapia di riabilitazione dell’occhio pigro. Nel senso che se è stata fatta una diagnosi di questo tipo e al bambino è stata prescritta l’occlusione dell’occhio che funziona meglio in modo tale da far funzionare maggiormente l’altro, l’utilizzo del dispositivo elettronico che impegna per vicino e lo stimola molto, può essere un buon metodo per far lavorare l’occhio pigro. Attenzione, solo in questo caso può essere un vantaggio e condizionato a sessioni di utilizzo a questo scopo».

Ovviamente, qui non stiamo più parlando di difetti come la miopia infantile, ma siamo passati ad affrontare altre condizioni che possono anche emergere, palesarsi e rendersi evidenti anche durane l’utilizzo di schermi luminosi: «Quando noi sottoponiamo i nostri occhi a uno sforzo visivo importante davanti a questi schemi, anche dei piccoli difetti come un leggero astigmatismo che in situazioni di non utilizzo della vista così impegnativo non ci darebbe quasi fastidio, in situazione di utilizzo di dispositivi elettronici viene fuori la necessità di correggerla, perché comunque abbiamo un affaticamento visivo. Per inquadrare questa serie di disturbi che possono essere dati dall’utilizzo dei dispostivi c’è un termine: astenopia. Mette insieme una serie di sintomi che possono andare dalla difficoltà a mettere a fuoco le immagini, bruciore degli occhi, senso di pesantezza oculare, rossore. Chiaramente, i bambini che hanno un difetto visivo leggero e che non utilizzando non avrebbero manifestato il fastidio, con questa pratica è più probabile scoprire l’esigenza di utilizzare, per esempio, un occhiale».

Il Progetto Elisa e “Occhi dei bimbi”

Dunque, non parliamo di demonizzazione. Si sottolinea come alcune storture comportamentali (degli adulti) possano arrecare dei danni sulla salute (in questo caso oculare) dei più piccoli. Di questo e di molto altro si occupa la dottoressa Maria Antonietta Stocchino che collabora nel team di “Progetto Elisa” che ha come obiettivo quello di fare divulgazione e porre l’attenzione sulla prevenzione dell’ambliopia. E per farlo, è stato creato anche un progetto parallelo, una vera e propria attività editoriale, per la divulgazione (rivolta sia agli adulti che ai bambini), attraverso il sito “Occhideibimbi” in cui si possono trovare libri, quaderni di gioco e molto altro. Il tutto è incentrato anche sul tema dell’inclusione, perché molti bambini che portano gli occhiali (per correggere dei disturbi visivi, anche con lenti molto spesse per una presenza di un visus residuo molto basso), o sono “costretti” a indossare una benda su un occhio, rischiano di essere “discriminati”. E, invece, occorre consapevolezza fin da piccoli e interazioni libere da qualsiasi costrutti fin dalla tenera età.

 

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La dottoressa Stocchino, con cui abbiamo parlato di miopia infantile e altri difetti provocati anche dall’utilizzo eccessivo di dispositivi elettronici, fa parte di questa squadra con grandissimo orgoglio: «Con molta gratitudine, io faccio parte del team degli oculisti che fanno parte del Progetto Elisa. Ci sono molte altre figure, come gli ortottisti o anche gli educatori di altre branche. È importante e ci fa sentire bene, con la sensazione di contribuire al benessere di tutti, poter aiutare i genitori a conoscere alcune problematiche che magari noi, a nostra volta, da piccoli non potevamo apprendere e che i nostri genitori non potevano sapere». Tempi che cambiano, ma una stella polare deve essere seguita da tutti: la conoscenza attraverso la divulgazione, l’esperienza e i consigli degli esperti: «Occhi dei bimbi, oltre al lavoro di divulgazione e di seguire anche persone che a volte ci chiedono aiuto, consigli o dei contatti e riferimenti, ha realizzato (e lo fa ancora) alcuni libri che aiutano anche i genitori e i bambini a conoscere questo mondo e ad accettare, per esempio, l’utilizzo di occhiali anche in tenera età. In progetto abbiamo anche altre pubblicazioni in futuro, proprio per portare la medicina (con un linguaggio più semplice) anche a chi non l’ha studiata. Per noi questo è molto importante e ci dà molta soddisfazione».

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