Luigi Di Maio ‘consiglia’ ai migranti di non sognare l’Europa perché solo l’1% dei cittadini è ricco

27/06/2019 di Enzo Boldi

Partiamo dalla fine: ma Luigi Di Maio non aveva esultato fuori dal balcone di Palazzo Chigi dicendo di aver abolito la povertà? Sì, lo ha fatto solo qualche mese fa, prima di ritirarsi alla chetichella dopo che i risultati economici e le stime di crescita dell’Italia hanno segnato un clamoroso crollo. Quella rincorsa prima del salto del «boom» – come lo aveva chiamato lo stesso leader del Movimento 5 Stelle – non c’è stata e le condizioni del nostro Paese non sono esaltanti. Non benissimo, dunque, ma di gran lunga migliori dei Paesi del Terzo Mondo o dove sono in corso guerre civili. E da lì fuggono i migranti che sognano un futuro migliore, o quantomeno più dignitoso, in Europa.

Un sogno che, però, Luigi Di Maio ha provato a spegnare attraverso un post Facebook – che i migranti non leggeranno – in cui invita questi esseri umani a non mettersi in testa che l’Europa sia la Terra Promessa perché «ci sono decine di milioni di poveri e l’1% della popolazione che possiede il 40% della ricchezza». Due quinti della ricchezza, dunque, sono nelle mani dell’1% dei cittadini che vivono nel Vecchio Continente, dunque. Ma non era lo stesso Movimento 5 Stelle a dire che il vero dato non è il Pil, ma la redistribuzione di questa ricchezza?

Migranti e ricchezza: la tesi di Luigi Di Maio

L’inciso fatto da Luigi Di Maio sul suo profilo Facebook è tipicamente populista – compresi gli atavici riferimenti a Soros e alle Ong – e racconta solamente una realtà parziale e di parte sulle reali differenze tra i cittadini che decidono di cercare la «Terra Promessa» in Europa e quelli che vivono nel Vecchio Continente. È vero, ma questo è a livello globale, che i ricchi sono pochi, ma hanno tanto (più degli altri), ma le condizioni economico-sociali non possono essere messe a paragone.

Il cambiamento che si chiede, ma a cui non si partecipa

Inoltre – e da ministro della Repubblica dovrebbe saperlo – molti migranti puntano all’Europa e non all’Italia, diventata solamente il tramite per la sua posizione nel mezzo del Mediterraneo. Si potrebbe pensare a una revisione del trattato di Dublino, ma il suo collega vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini continua a disertare i vertici mensili sui migranti organizzati dagli Stati membri. Perché il problema può anche esserci, ma non affrontarlo facendo credere di affrontarlo è ciò che fa l’Italia.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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