La corte d’Appello di Firenze assolve i due imputati per la morte di Martina Rossi
09/06/2020 di Enzo Boldi
In primo grado erano stati condannati a sei anni di detenzione per due reati correlati tra loro. Poi una delle due contestazioni era finita in prescrizione (quella relativa alla morte in conseguenza di altro reato), ma oggi è stato deciso che i due imputati per la morte di Martina Rossi sono innocenti. Lo dice la sentenza della Corte d’Appello di Firenze che ha ribaltato quanto deciso in primo grado di giudizio, assolvendo Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni dall’accusa di tentato stupro.
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La procuratrice generale aveva chiesto una pena di tre anni per ogni singolo imputato. Il reato contestato era quello di tentata violenza sessuale. Una pena che ricalcava in pieno quella già decisa nel corso del processo di primo grado, durante il quale Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni furono condannati a sei anni di carcere: tre per tentato stupro, altrettanti per morte in conseguenza di altro reato (poi prescritto nel novembre scorso). Ma la sentenza della Corte d’Appello di Firenze ha ribaltato in toto quella condanna.
Martina Rossi, assolti i due imputati
La giovane aveva 20 anni quando il suo corpo venne ritrovato in terra dopo esser precipitata dal sesto piano dell’Hotel Santa Ana di Palma de Majorca. In primo grado l’accusa aveva indicato nei due ragazzi (oggi 28enni) i responsabili di quella morte. Non materialmente, ma come conseguenza di altri reati. Ai due, infatti, era stata contestata la tentata violenza sessuale e la morte in conseguenza di altro reato. Secondo la ricostruzione fatta dall’accusa, infatti, la giovane Martina Rossi sarebbe caduta dalla finestra della stanza 609 nel tentativo di mettersi al riparo sul terrazzo e sfuggire a quel tentativo di stupro.
Il mistero sulla sua morte dopo la sentenza
Con questo verdetto, dunque, resta ancora un velo oscuro attorno alla morte di Martina Rossi, sopraggiunta il 3 agosto del 2011. Se i due imputati sono stati dichiarati innocenti per il tentato stupro (mentre per la morte in conseguenza di altro reato era sopraggiunta già lo scorso anno la prescrizione), continua a mancare la causa di quel decesso. E i familiari non possono credere che si sia trattato di un suicidio.
(foto di copertina: da Facebook)