Si può essere performer raccontando la propria vita senza filtri: la storia di Martina Felloni

È un ibrido (nel senso migliore del termine) tra la performer e la content creator. L'abbiamo intervistata per conoscerla e capire al meglio come è possibile ottenere un successo social essendo "solamente" se stessi

23/04/2024 di Enzo Boldi

Max Gazzè cantava “La vita com’è”. Una frase, un titolo che si addice alla perfezione a Martina Felloni. Un po’ content creator, un po’ performer. La giovane di Ravenna rappresenta una delle realtà più fresche sui social network. Spezzoni di vita mostrati ai follower. Momenti di pura ilarità in compagnia di Nonna Anna e del suo cane (la piccola Joey). «La mia vita senza filtri», recita la sua bio su Instagram. Ed è esattamente quel che fa e che racconta, attraverso uno stile leggero che riporta in auge la vera natura delle principali piattaforme social.

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I suoi racconti riportano gli utenti social con i piedi per terra. Lontana dai paradigmi “patinati” del mondo delle influencer, Martina Felloni utilizzata Instagram e TikTok per mostrare agli altri se stessa, abbattendo quel confine etereo tra la vita reale e quella digitale. Lo fa con spezzoni di vita quotidiana (con un fare ironico inconfondibile) uniti a consigli su casa, amore, quotidianità e prodotti. È un ibrido (nel miglior senso del termine) che riesce a unire molte delle sfaccettature tipiche dei social. «Se dovessi scegliere una definizione tra tutte, mi definirei una performer – ha spiegato Martina Felloni a Giornalettismo – . Più che altro, non mi sento molto tipo da influenzare qualcuno. Certamente potrebbe anche passare un po’ il concetto di content creator perché, secondo me, il content creator va comunque a fare, a creare contenuti magari per aziende, per fare qualche collaborazione. Fa comunque parte un po’ del lavoro che vanno a fare tutti in tutte tale categorie, quindi che sia influencer, che sia il content creator o il performer. A me che sono molto sulla vena ironica, comica, si addice meglio “l’etichetta” di performer per ciò che propongo sui miei profili social».

Martina Felloni, un po’ performer un po’ content creator

Sui suoi canali Instagram e TikTok, Martina Felloni si racconta utilizzando una chiave tra il comico e l’ironico (con una buona dose di autoironia). Ed è questo uno dei suoi tratti distintivi e quell’elemento che la differenzia dal mondo dell’influencer. O di ciò che gli influencer sono diventati con il passare degli anni: «È proprio quello che in realtà a me piace che passi, perché siamo troppo abituati a questa cosa del “vediamo Instagram”: robe che non esistono, la perfezione, tutto bello, viaggi, cose e quando in realtà poi parli con le persone e la realtà è tutta un’altra. Quindi il fatto di mostrare la vita così com’è e quindi ironizzare anche su tante cose che ne fanno parte, secondo me è quello che poi paga di più. Perché è quello che è, non è finzione. Non voglio dire che per tutti gli altri sia finzione, per carità, però sai, vedo delle cose che a volte dico “boh, sarà vero?”. Chissà». 

Le piattaforme per i performer

Domande legittime, visto l’ecosistema dei social che – spesso e volentieri – ha prodotto risultati poco in linea con una visione reale della realtà. E non è un caso che lei stessa abbia un’idea ben precisa delle caratteristiche delle piattaforme che la vedono protagonista: «Per una persona come me, il social più adatto è probabilmente TikTok, perché Instagram potremmo definirlo un po’ più “serio”, anche se non è proprio il termine adatto. Però, TikTok va proprio più. È “spiccio”, come si dice qui da me. Passa di più quella che è la realtà. A volte anche con la parolaccia in più, mentre su Instagram devi stare attento a tutto quello che dici e come lo dici». E non vale solamente per la natura tecnica (e algoritmica) della piattaforma, ma anche per il pubblico che frequenta social diversi con approcci differenti: «Alcune volte, senza neanche rendermene conto, spiego alcune cose pensando di farlo nel mondo più semplice e che tutti quanti la capiranno. Su Instagram, però, devi fare attenzione a ciò che dici perché c’è che potrebbe fraintendere. Invece, su  TikTok sono tutti molto più tranquilli, si legge anche meglio l’ironia».

La leggerezza non è un aspetto tecnico di una piattaforma, ma senz’altro è un marchio di fabbrica per il pubblico che la frequenta: «Tra Instagram e TikTok, utilizzo meno TikTok, anche se lo uso comunque – ha spiegato ai microfoni di GTT -. Per me è proprio più un gioco, nel senso che vado, scrollo i video, vedo qualcosa che mi faccia fare una risata, perché è proprio completamente la realtà di quello che è. A volte vedo cose e dico “oh, che bello, adesso faccio questo video, ho voglia di raccontare una cosa”. Lo faccio in modo più leggero e anche i commenti sono più tranquilli. Su Instagram, invece, devi fare ancora più attenzione perché ne ho lette di tutti i colori. Va bene, anche questo fa parte del gioco e ce la facciamo andare bene». 

Il bello e il brutto dei social, secondo Martina Felloni

Regole non scritte, ma dinamiche consolidate. Il suo essere performer di e su se stessa è sicuramente un punto di forza. A volte, però, proprio questa sua trasparenza ha provocato reazioni del tutto fuori luogo da parte di alcuni follower o utenti: «Sicuramente l’essere messi in dubbio su quello che fai. Mi è capitato diverse volte, per quanto io sia una persona molto spontanea e si vede quando io non riesco a dire una cavolata – ha proseguito -. E invece mi è capitato che a volte le persone che non si intendono di questo mondo digitale, parte con i classici “chissà se è vero”, “vi pagano”e altre cose a caso». Una dinamica molto nota nell’ecosistema dei social network e su cui Martina Felloni ci ha fatto alcuni esempi che hanno dato vita a commenti simili: «Pubblico un video divertente con mia nonna che ha 85 anni dove ironizzo sul fatto che non voglia essere ripresa. Parlo di un qualsiasi tema, anche il più stupido, e magari qualcuno pensa che io stia facendo quel video perché prendo dei soldi».

Dinamiche consolidate e che valgono per molti influencer, content creator e performer sui social network: «Penso sia il problema un po’ di tutti quanti. Però è una cavolata, perché è vero che è anche un lavoro, è vero che sicuramente c’è chi ha la possibilità di guadagnare, ma nell’idea di molti sembra passata un po’ quella considerazione del social usato per essere leggeri. Se vogliamo stare a guardare un qualcosa di più pesante, accendiamo la televisione, guardiamo il telegiornale. E allora, però, scusate il francesismo, ci spariamo tutti quanti perché stiamo a guardare i reali problemi. È vero che ce ne sono una marea, ma ogni tanto cerchiamo di prenderla un po’ alla leggera. Facciamoci due risate.

Le differenze sulle piattaforme

La leggerezza dei social è uno dei punti di forza per chi utilizza queste piattaforme. Ma, in alcune occasioni, basta un contenuto ironico che non viene capito: «I social possono essere un mezzo meraviglioso per condividere tematiche più serie che fanno parte della vita di tutti e di tutti i giorni. Secondo me questa leggerezza dovrebbe esserci un po’ di più in ogni tematica, perché è normale che si fa per essere leggeri, è come dire allora cosa stiamo a guardare “Uomini e donne” per dire che è una cavolata». 

Il riferimento alla leggerezza è un eterno richiamo alla natura stessa delle piattaforme social. Un mondo che si è lentamente appesantito, anche se a renderlo così è stata una minoranza molto rumorosa che sovrasta la classica maggioranza silenziosa. Sta di fatto che Martina Felloni continua e continuerà a raccontare la sua vita così, senza filtri. Ed è ciò che consiglia a tutti. Anche ai più giovani: «Io direi a tutti di rimanere se stessi ed essere veri. Completamente veri, rimanendo con i piedi per terra». E, soprattutto, senza ricercare un successo social a tutti i costi, modificando i propri comportamenti in base a ciò che il pubblico o l’algoritmo vuole: «Perché c’è anche una questione di fortuna e algoritmo – ha concluso Martina Felloni – e di altre cose di cui capisco molto poco. Quindi, andiamo in un campo che non mi compete». Essere se stessi, al di là di altri fattori non gestibili. 

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