Marta Cartàbia (e non Cartabìa) è la prima presidente donna della Corte Costituzionale

11/12/2019 di Redazione

Partiamo dalle certezze. Si pronuncia Marta Cartàbia (e non Marta Cartabìa) e potrebbe essere il nome che sentiremo più spesso in queste ore. La giudice della Corte Costituzionale, la sua prima nomina risale al 2011, è la prima presidente della Corte Costituzionale. La risposta italiana alla presenza delle donne nelle istituzioni, dopo che nei giorni scorsi aveva tenuto banco la nomina di Sanna Marin, 34enne socialdemocratica, diventata premier in Finlandia.

Marta Cartabia, come si pronuncia e chi è

Marta Cartabia è un nome perfetto per determinare discontinuità (con un alto profilo istituzionale). Giudice della Corte Costituzionale dal 2011 (quando giurò alla presenza dell’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano), Marta Cartabia era stata anche in lizza, all’indomani della caduta del governo giallo-verde, per essere il primo presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana.

Professoressa ordinaria di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è esperta di integrazione degli ordinamenti statali con quelli europei. Da sempre donna delle istituzioni, proviene da un consolidato sistema di incarichi per la Repubblica italiana.

La strategia che c’è dietro al nome di Marta Cartabia

Il suo nome era risultato gradito, sempre quando circolava la sua ipotesi come presidente del Consiglio, al Movimento 5 Stelle. Nella grammatica della politica, tuttavia, il fatto che il suo nome fosse uscito prematuramente, l’ha portata a venire esclusa dal tavolo delle trattative.

La prima presidente donna della Corte Costituzionale potrebbe rappresentare davvero una svolta rispetto alla prassi della storia della Repubblica. La sua figura, senz’altro competente, potrebbe rappresentare una svolta: un organo di garanzia costituzionale sarebbe ricoperto per la prima volta da una donna. Un messaggio forte, che arriva direttamente dalla Corte che dovrà vigilare sui provvedimenti che il sistema legislativo italiano andrà a produrre. Un ruolo di grande responsabilità.

FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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