No, quella di Lotito sulla «pelle normale» non è una gaffe

02/10/2019 di Enzo Boldi

C’è chi ne ride per il modo maldestro in cui dice le cose, ma dopo diversi episodi il goffo non può essere ridotto a gaffe. Il protagonista dell’ennesimo scivolone dialettico è Claudio Lotito che, a margine del consiglio federale della Figc, si è lasciato andare nel classico mood sempliciotto e semplicistico che lo ha portato a rilasciare una dichiarazione che è grave al pari dei cori che – purtroppo – siamo costretti ad ascoltare quasi ogni domenica dagli spalti degli stadi italiani.

LEGGI ANCHE > Claudio Lotito pronto a fare il sindaco di Roma

«Non sempre il buu corrisponde ad un atto razzista. Una volta si faceva buu a persone di pelle normale, bianca, per scoraggiarli». Pelle bianca uguale pelle normale. Gli altri, invece, non hanno la pelle normale per via di una pigmentazione diversa dalla sua? Ed ecco che, oltre a negare fatti gravi tendendo a scansare l’accusa di razzismo, Claudio Lotito è riuscito a fare quasi peggio di quei presunti tifosi che dagli spalti insultano un calciatore solo in base al colore della propria pelle.

Lotito e la pelle normale, bianca

E non chiamiamola gaffe. Non stiamo parlando di Mike Bongiorno che, tra il serio e il faceto, sfruttava a suo vantaggio le ‘cadute’ dialettiche in televisione, ma di un presidente di una società di calcio che milita in Serie A, di un imprenditore e di un personaggio che – prima o poi, perché il cammino è già scritto – entrerà a piè pari nel mondo della politica. E «la pelle normale, bianca» è solo l’ultima espressione di questo tenore pronunciata da Claudio Lotito.

I ‘cosi’ adottati da Tavecchio

Lo ricordiamo quando, per difendere l’ex presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio dopo le polemiche per il fittizio calciatore africano Optì Pobà che mangiava le banane prima di arrivare in Serie A, disse: «Non è razzista, ha anche adottato dei cosi». I ‘cosi’, nel gergo di Lotito, sarebbero i bambini africani.

Famo sta pagliacciata

Ma non finisce qui. Ricordiamo la sua dichiarazione intercettata prima di presentarsi alla cerimonia alla Sinagoga di Roma dopo i cori antisemiti dei tifosi della Lazio: «Famo sta pagliacciata». La pagliacciata era quel gesto di recarsi nel ghetto della Capitale per lasciare una corona di fiori a nome della società Lazio per esprimere vicinanza alla comunità ebraica e distaccarsi dall’atteggiamento dei propri tifosi. Due indizi, dunque, già facevano una prova. Il terzo, quella «pelle normale» non è una dichiarazione goffa, tentomeno una gaffe. È l’ennesimo capitolo di chi poi ‘viene rifugiato’ dietro il concetto di ‘maldestria’.

(foto di copertina:ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI)

Share this article