Attenzione, Brunetta vuole lanciare il Linkedin italiano per reclutare le professionalità per lavorare al Pnrr

Dopo la Netflix della cultura, arriva anche la piattaforma di recruitment (che manda i concorsi in pensione?)

17/05/2021 di Gianmichele Laino

Non sono banali le parole del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, intervenuto nell’ambito del 65° congresso dell’Ordine degli Ingegneri in Italia. Ha parlato, infatti, di un’iniziativa che – stando alle sue previsioni – dovrebbe essere approvata nei prossimi giorni e che, in maniera enfatica, è stata definita il Linkedin italiano. Ricomincia, insomma, la saga dell’etichettatura (paragoni scomodi con OTT internazionali) di tutto ciò che viene realizzato in Italia: d’altronde, basta accostare a un progetto il nome di un social network, di una piattaforma di streaming o – come in questo caso – di recruitment per renderlo magicamente più interessante. D’altronde era già successo qualche mese fa con la Netflix della cultura italiana promossa da Dario Franceschini.

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La proposta di Brunetta sul Linkedin italiano

La proposta di Brunetta parte da un’esigenza specifica: quella di riunire delle professionalità molto specifiche per la realizzazione di progetti volti a impiegare gli oltre 221 miliardi destinati all’Italia del Next Generation EU e degli altri fondi europei destinati alla ripresa economica post pandemica, sintetizzati nel cosiddetto Pnrr, che è stato presentato alle camere nelle ultime settimane.

Il ministro della Pubblica Amministrazione, in questo caso, vorrebbe superare la burocrazia dei concorsi, spesso farraginosa e mastodontica, con conseguente dilazione dei tempi. Per farlo, però, ha scelto di utilizzare due concetti molto in voga che, tuttavia, in questa circostanza assumono dei contorni piuttosto inquietanti: Linkedin italiano, appunto, e intelligenza artificiale.

«Qualcuno mi dice che non riusciremo ad affrontare lo sforzo di fornire le professionalità giuste al Pnrr perché per fare un concorso pubblico ci mettiamo cinque anni – ha detto Brunetta -. Non sarà così, ho messo in piedi un meccanismo di reclutamento del tutto speciale. Un portale di reclutamento per contratti 3+2 per figure professionali scelte attraverso anche meccanismi di intelligenza artificiale su piattaforme fornite proprio dagli ordini professionali. C’è già un accordo quadro con gli ordini professionali, soprattutto quelli tecnici evocati dal Pnrr, per fare cherry picking. Ogni amministrazione, ogni progetto avrà la responsabilità di scegliere i migliori attraverso il portale. Una sorta di Linkedin italiano dove ci saranno in concorrenza i curriculum migliori di tutti i tecnici richiesti. La lettura dei curriculum consentirà alle amministrazioni di scegliere i migliori. Niente concorsi carta e penna, questa è una ulteriore innovazione: chi ha bisogno di tecnici per il Pnrr li sceglierà attraverso questo portale».

L’intervento integrale di Brunetta

Secondo Brunetta, questo metodo – oltre a favorire la scelta immediata della figura professionale richiesta – consentirà anche di garantire il giusto e adeguato compenso alle persone così selezionate. All’interno della dichiarazione del ministro, tuttavia, si coglie un punto di contraddizione quando si parla di intelligenza artificiale (utilizzata come meccanismo per la scelta della figura professionale) e la responsabilità delle singole amministrazioni all’interno della medesima scelta. Insomma, non è chiaro quanto le due cose possano essere integrate tra loro e non si capisce quanto questa tipologia di reclutamento possa essere effettivamente paritaria, soprattutto per quanto riguarda le nuove figure professionali, magari appena uscite dal percorso di formazione, ma che devono scontare una scarsa esperienza lavorativa.

D’altronde sono le accuse che il mondo delle professioni e della pubblica amministrazione in generale ha mosso a Brunetta sin dalle sue policy sui concorsi pubblici e sulla scelta delle professionalità che dovranno rivestire gli incarichi, con uno stop alle preselettive a favore del peso del curriculum. Un principio che, a quanto pare, guiderà anche il Linkedin italiano.

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