Per cercare di capire un po’ cos’è questa «Netflix italiana della cultura»

L'idea di Franceschini che prenderà in considerazione Chili

04/12/2020 di Gianmichele Laino

Sembra ormai tutto pronto a partire. E gli interventi di Dario Franceschini, sempre più pressanti da questo punto di vista anche sulla stampa italiana, sembrano proprio andare in questa direzione. Il mese di dicembre sarà, con ogni probabilità, il mese della «Netflix della cultura», il modello a cui ambisce il ministro dei Beni Culturali per realizzare una piattaforma che possa mettere insieme spettacoli teatrali, concerti musicali, visite ai musei – tutti elementi che una pandemia mondiale ha reso praticamente impossibili da realizzare.

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Netflix della cultura, il progetto

Inizialmente, questa piattaforma doveva essere realizzata con il contributo della Rai. Ma il principale ostacolo è stato quello di proporre dei contenuti a pagamento da parte di quello che – per antonomasia – è il servizio pubblico. E allora è stato realizzato un bando, che ha visto circa dodici partecipanti, che è servito a individuare il partner con cui realizzare e costruire questa iniziativa.

Alla fine, la scelta è caduta sulla piattaforma Chili, attiva sin dal 2012 e che – a quanto pare – non ha mai perso la sua formula di start up (una formula che, per sua stessa natura, ha permesso alla società di andare avanti, nonostante diversi bilanci in perdita nel corso degli ultimi anni). Il progetto è stato assegnato per 6 milioni di euro, a cui andranno aggiunti 3 milioni di euro in cash sempre da Chili, 10 dal Mibact come contributo una tantum, e 9.5 di Cassa depositi e prestiti che guiderà tutta l’operazione.

Netflix della cultura, i possibili punti critici

Concretamente, cosa sarà questa Netflix della cultura? Una piattaforma, almeno nelle intenzioni, che dovrà raccogliere il meglio degli spettacoli musicali, delle produzioni teatrali, dei tour virtuali di musei e siti archeologici. Oltre, ovviamente, ad altre iniziative di carattere culturale. A quanto pare, inoltre, per evitare di essere indicata come una struttura che favorisca soltanto lo streaming, senza puntare sugli spettacoli dal vivo, la piattaforma potrebbe permettere agli utenti anche di acquistare tagliandi per gli spettacoli e per le visite museali in presenza. Diversificazione e varietà, quindi.

Il progetto – di cui a breve si conoscerà il nome (pare sia già pronto, ma non è stato ancora rivelato) – presenta le classiche problematiche quando si parla di piattaforme in streaming. Innanzitutto l’infrastruttura. Chili, visti i suoi 8 anni di attività, sicuramente avrà a disposizione degli strumenti per farvi fronte: il tema resta sempre quello dell’impatto, sui fondi finali che avrà a disposizione, dell’infrastruttura stessa sul bilancio finale.

Ma la vera voce di costo più importante sarà rappresentata sempre dalla produzione di contenuti. Al momento, si sta parlando di un concetto diverso di cultura, che ha preso piede soltanto da poco tempo nel panorama italiano e internazionale: ovvero quello di abbinare agli spettacoli in presenza anche una loro versione online. Chiaramente, una piattaforma che basa il suo intero concept su questo dovrà prendere in considerazione la voce di costo. Una sfida che supera i confini nazionali. Saremo all’altezza?

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