Questa legittima difesa (per ora) non s’ha da fare

La legge sulla legittima difesa slitta in avanti, ancora una volta. Matteo Salvini è costretto a mettersi in fila ed attendere che il Movimento 5 Stelle recuperi un po’ di luce propria: dopo la batosta alle elezioni regionali, i dissidenti interni al movimento e il malcontento che si oppone alla legge salviniana, Luigi Di Maio ha bisogno di una vittoria tutta sua. E far passare la legge simbolo del partner amico-nemico non può certo giovargli. Quindi, il Carroccio aspetta.

Legittima difesa, il nuovo rinvio: tutta colpa degli equilibrismi politici

L’aula ha votato il rinvio della legge sulla legittima difesa, con il benestare di Matteo Salvini in primis. Una scelta di equilibri: ora il Movimento 5 Stelle deve riprendere il polso non solo della politica ma anche del consenso, e la legittima difesa non può essere una priorità. Il leader Lega aveva promesso che sarebbe andata in porto a febbraio, poi a marzo, adesso a data da destinarsi. Ora il governo deve pensare a far passare il decretone in Senato e ottenere poi il via libero definitivo dalla Camera e poter festeggiare, magari con le braccia alzate dal balcone, l’avvio del reddito di cittadinanza. Solo così Luigi Di Maio potrà finalmente smettere di splendere di riflesso, e riappropriarsi del consenso intero ed esterno al Parlamento.

Legittima difesa rinviata, ma non tutto il male vien per nuocere

Vero è che aspettando, si ha più tempo per discutere, affinare e tessere la tela. Al momento attuale infatti, la Lega non può contare sul sostegno assicurato del Movimento 5 Stelle su una legge che divide il Paese e il Parlamento, e su cui i pentastellati hanno più volte espresso dissenso. Matteo Salvini vuole trasformarla in una medaglia al valore, e non potrebbe farlo con un consenso risicato: meglio aspettare e ottenere il plauso della massa, fosse anche conseguente ad un do ut des. Lo dimostra anche il fatto che la richiesta di rinvio sia stata presentata proprio da un leghista: insomma, da un lato si fa un favore al partner di governo in difficoltà, dall’altro ci si assicura un successo. Comunque la si voglia vedere, per il Carroccio è una vittoria. Non solo: un continuo rinvio «impedirà una discussione congrua sul testo» dice Andrea Orlando, Pd, ex ministro della Giustizia, «perché con il contingentamento impedirete una discussione seria su un provvedimento che fa uno sfregio al nostro ordinamento giuridico».

(credits immagine di copertina:  ANSA/FABIOFRUSTACI)

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