Le decisioni di Musk hanno favorito la propaganda russa

Uno studio commissionato dall'Europa ha identificato in X (ex Twitter) il maggior veicolo social su cui la narrazione del Cremlino ha trovato terreno fertile

10/09/2023 di Redazione Giornalettismo

Ancor prima dell’abbandono del Codice di condotta della UE sulla disinformazione, Twitter (ora X) aveva deciso di sospendere le limitazioni degli account legati a una ben visibile propaganda russa. E proprio nell’alveo compreso tra la fine del 2022 e la prima metà del 2013, la piattaforma ha registrato un record non encomiabile: lì, più che altrove, i profili che diffondono la versione e le fake news dei sostenitori del Cremlino sulla guerra in Ucraina hanno avuto un’incredibile cassa di risonanza.

Propaganda russa, X la piattaforma della disinformazione

Lo rivela uno studio della Commissione Europea che ha analizzato – come verifica predittiva ai sensi del Digital Service Act – i comportamenti delle piattaforme e tutte le soluzioni intraprese per limitare al minimo la disinformazione sul conflitto russo-ucraino (e tutto ciò che vi è collegato). Se altrove la situazione non è propriamente positiva, X è diventata il traino per la riproposizione della narrazione della Russia. Le colpe? Le scelte di Elon Musk hanno sicuramente contributo, partendo dalla riduzione all’osso dello staff destinato alla moderazione dei contenuti. E dalla biografia di Musk, scritta da Walter Isaacson, sono emersi dettagli sulla scelta dell’imprenditore di spendere 44 miliardi di dollari per acquistare Twitter: vuole combattere quello che lui definisce “Woke mind virus” che, a suo dire, avrebbe “infettato” anche la figlia transgender.

Sullo sfondo di tutto ciò, la piattaforma di Musk sta aggiornando la propria informativa sulla privacy: gli utenti potranno decidere se dare il consenso al trattamento dei propri dati biometrici. E c’è spazio anche per le informazioni legate al percorso di studi e alla propria posizione lavorativa.

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