La conversione di Paolo Sizzi

UN CASO UMANO – Quello che però colpiva di Sizzi non erano tanto le idee e l’iconografia riciclate in salsa lombarda, quanto la chiusura del suo orizzonte sociale e culturale, che si capiva che il giovane aveva cercato d’ampliare all’unico scopo di dotarsi di qualche certezza a supporto di una condizione infelice:

Per il resto, non mi sono mai allontanato da qui. Non cambierei questo posto con nessun’altro. Del resto, come pure i miei genitori, non ho mai visto il mare”.

UN TIPO INTERESSANTE – Non credo di sbagliare nel dire che la curiosità per una tale condizione di disagio sia stata il catalizzatore del relativo interesse che Sizzi ha continuato a suscitare negli anni, una curiosità umana nettamente più forte e condivisa di quanto non fosse invece l’interesse della plebe lombarda per il suo progetto politico e il suo divagare su sangue e dialetti,  su chi si era accoppiato con chi nel ‘500 sporcando la razza e chi invece si era mantenuto puro continuando a generare lombardi veri. Un orizzonte claustrofobico e asfittico che alla fine è rimasto stretto al nostro e così la scorsa estate il Movimento Nazionalista Lombardo fondato da Adalbert Roncari e Paolo Sizzi (a occhio anche gli unici 2 iscritti al movimento) si è sciolto in nuovo progetto lombardista che ha esteso la sua portata fino alla Lombardia orientale. L’APERTURA ALL’IMPROVVISO – Il 6 novembre è così nata la Grande Lombardia, nel suggestivo scenario medievale del Castello Visconteo di Pavia si sono ritrovati in cinque o sei e hanno fondato il nuovo movimento, che si è subito dotato di un sito con tanto di versione in toscano e inglese accanto a quella in milanese classico, che per il Sizzi prima maniera era quasi un dialetto da terroni. Un soggetto politico che in realtà estendeva le sue mire molto oltre i confini della Lombardia moderna:

Come MNL ci eravamo soffermati sulla Neustria longobarda, fondamentalmente, vale a dire Aosta, Piemonte, CH lombarda, Regione Lombardia, Emilia fino al Panaro e altri brandelli di territorio padano appartenenti a varie realtà amministrative; ora invece allarghiamo il discorso lombardista all’Austria longobarda ossia Trentino, Lombardia venetizzata e Friuli, escludendo per ovvie ragioni etno-storiche il Tirolo, il bacino dell’Isonzo, l’Emilia al di là del Panaro, la Romagna e le coste venete con l’entroterra. Allo stesso modo escludemmo la Liguria dalla parte occidentale perché poco e tardi longobardizzata e inoltre mediterranea a differenza del territorio lombardo vero e proprio, e cosí Bolognese e Ferrarese, adriatici e solo all’ultimo conquistati dai Longobardi.

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