La Casta banchetta (quasi) gratis al ristorante della Camera
07/02/2014 di Alberto Sofia
Il banchetto della Casta non si tocca. Se al ristorante della Camera dei deputati rincara il menù, basta trovare altri espedienti per garantirsi pranzi quasi gratuiti. Come ha denunciato Franco Bechis su Libero, se i prezzi sono aumentati «la Casta ha trovato subito un rimedio: ticket da 21 euro al giorno», ha denunciato il giornalista, facendo tornare attuale le polemiche del passato sui costi stracciati e sui privilegi per i parlamentari che pasteggiavano nei ristoranti di Camera e Senato. Non mancano le critiche rivolte da Libero alla presidente della Camera Laura Boldrini, accusata di aver accreditato con una deroga al regolamento al ristorante dei deputati anche il suo staff immagine e comunicazione.
IL RISTORANTE DELLA CAMERA E LA CASTA – Negli scorsi anni la questione dei pranzi dei parlamentari era stata più volte oggetto di critiche da parte dell’opinione pubblica. Basta ricordare le polemiche sui costi stracciati dei piatti di Palazzo Madama e Montecitorio serviti ai parlamentari, poi aumentati.
E come dimenticare il fatto che non pochi denunciarono come, aumentati i prezzi, c’era chi preferiva uscire fuori dal Palazzo, nei ristoranti vicini. Con il rischio addio e chi parlava di diaspora. Per la Camera dei deputati nel giugno del 2012, si annunciava la “fine della pacchia”: «Tutti in fila al self service Montecitorio per 12 euro e con il piatto in mano. E addio ai pasti serviti in guanti bianchi nel ristorante della Camera, quel luogo mitico della politica apparecchiata a tavola da cui ci si alzava con la pancia piena e talvolta anche con un accordo tra partiti sullo stomaco», chiariva il Messaggero. Si annunciava come sarebbe finito quel sistema per cui un onorevole pagava nel ristorante del Palazzo un bel pasto diciotto o venti euro, mentre i restanti 35 o 40 ce li metteva l’amministrazione di Montecitorio. Ovvero gli stessi contribuenti, i cittadini. Alla Camera restavano però due posti dove mangiare: il ristorante dei deputati, con tovaglie bianche e trattamenti privilegiati, e la mensa dei dipendenti, quella con il self service, spesso congestionata e utilizzata soprattutto dai deputati del MoVimento 5 Stelle. Non erano mancate nemmeno le polemiche quando sempre Libero pubblicò in prima pagina una foto tratta dal mondadoriano Chi, dove si vedevano alcuni rappresentanti del MoVimento 5 Stelle che pranzavano al ristorante della Camera. Fu Adriano Zaccagnini (poi passato al gruppo misto) a doversi scusare per aver mangiato al ristorante.
LEGGI ANCHE: “Quei delinquenti dei parlamentari”
LE ACCUSE DI LIBERO – Libero ha spiegato come al ristorante possano accedere tutti i deputati in carica, qualche dirigente ai massimi livelli e i giornalisti parlamentari (si precisa però come siano pochi i posti riservati ai cronisti di Montecitorio, rispetto ai 400 e oltre accreditati). «Ora c’è la deroga per lo staff Boldrini», si legge. Ma non solo:
«Perché il menù del ristorante ha un tariffario, ritoccato verso l’alto nel 2011 dopo che era stato reso pubblico l’esistente (primi e secondi a pochi euro). Ma i prezzi lì scritti e regolarmente pagati dagli astanti non dicono tutta la verità: secondo il contratto stabilito dalla Camera con l’azienda che fornisce il servizio di ristorazione, l’amministrazione di Montecitorio paga un sontuoso buono pasto per chiunque si sieda a quella tavola e perfino per chi si reca al self service. Per pranzi e cene al ristorante il buono pasto valeva 19,36 euro a coperto nel 2012, quando furono serviti 52 mila pasti fra pranzo e cena al ristorante e 48.500 al self service a cui possono accedere anche i dipendenti. Nel 2013 quella somma che si voleva ridurre è invece aumentata: il costo medio del buono pasto per i deputati, i giornalisti parlamentari e gli eventuali ospiti lì invitati è stato di 21,44 euro».
Nonostante i costi aumentati, quindi, attraverso il buono pasto cambiava poco o nulla. Libero denuncia come su base annua il costo per la Camera sia stato nel 2012 di 939.346,90 euro per il ristorante dei deputati e di 558.062,99 euro per il self service dei dipendenti (dove possono accedere anche i deputati), dove il buono pasto pagato dall’amministrazione è circa la metà: poco più di 11 euro. In totale, per il 2013 si stima una spesa che si aggirerà intorno al milione e 800mila euro. Il buono posto riservato, accusa Bechis, resta troppo elevato rispetto a quello riservato per altri dipendenti di aziende pubbliche e private. Circa tre volte superiore. Con tanto di denuncia:
«Con un buono pasto di queste proporzioni ha poco senso discettare sulla piccola quota che deve essere sborsata dai parlamentari che fan finta di pagare un vero conto di ristorante: quasi sempre spendono meno di quei 21,44 euro», ha concluso il giornalita.