Corea del Nord, Kim Jong-un fa giustiziare i negoziatori del vertice fallito con Trump

31/05/2019 di Enzo Boldi

Le notizie riportate da alcuni media di Seul raccontano, ancora una volta, di una nuova ondata di epurazione (col sangue) fatta dal leader nordcoreano Kim Jong-Un. Secondo quanto riportato dagli organi di stampa della vicina Corea del Sud, i funzionari ritenuti responsabili del fallimento del secondo summit dello scorso febbraio con gli Stati Uniti di Donald Trump sarebbero stati giustiziati il mese successivo.

Il regime nordcoreano, secondo quanto riportato dal quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, che cita una non meglio identificata fonte nordcoreana, avrebbe fatto giustiziare l’inviato speciale negli Stati Uniti per i negoziati sul nucleare a seguito del fallito vertice di Hanoi tra i leader nordcoreano Kim Jong-Un e quello americano Donald Trump. «Kim Hyok Chol – si legge nell’articolo – è stato giustiziato da un plotone di esecuzione all’aeroporto Mirim a Pyongyang, assieme a quattro funzionari del ministero degli Esteri, accusati tutti  di spionaggio a favore degli Stati Uniti».

Kim Jong-un avrebbe fatto giustiziare altri funzionari

Non solo esecuzioni. Altri rappresentati delle istituzioni e del governo nordcoreano, alle dipendenze del leader Kim Jong-Un, avrebbero subìto altre punizioni: Kim Yong-chol, ex braccio braccio del presidente, è sparito da settimane dagli eventi pubblici perché spedito in un campo di rieducazione; il traduttore Shin Hye-yong è stato spedito in un campo di prigionia con l’accusa di aver «macchiato l’autorità» di Kim con un errore di traduzione durante il vertice con Trump. Meglio sarebbe andata alla sorella del presidente, Kim Yo-jong, alla quale è stato «richiesto di tenere un basso profilo».

La scelta del regime nordcoreano dopo il fallito vertice con Trump

La Corea del Nord sembra esser l’esatta rappresentazione, in chiave moderna, di cosa voglia dire essere governati da un regime. Quello di Kim Jong-Un, in particolare, mostra tutti i classici cliché dell’abuso di potere nelle mani di un solo uomo che ha potere di vita e di morte su ogni cittadino. Si va oltre il concetto di pena di morte – criticabile, ma frutto di un dibattimento nei tribunali -, qui si parla di una persona che decide chi deve rimanere in vita e chi invece, per alcuni errori (politici) commessi viene giustiziato.

(foto di copertina: Shealah Craighead via ZUMA Wire)

Share this article