La guerra come se fosse Netflix: possibile che sui social (e sui siti di news) si parli di Kiev Mule e di compresse allo iodio?

Ci sono aspetti frivoli di un conflitto terribile che stanno monopolizzando le discussioni (e alterando anche il flusso di notizie sui media mainstream)

04/03/2022 di Gianmichele Laino

Ragazzi, diamoci una calmata. È una questione di equilibrio e di igiene mediatico. Non possiamo vivere questa guerra come se fossimo in una serie tv di Netflix. Non è possibile pensare che le soluzioni a tutti i complessi problemi geopolitici ed energetici siano nell’ordinare un cocktail dal nome diverso nel bar sotto casa o siano nell’acquistare delle compresse per difendersi dalle radiazioni. Kiev Mule e iodio. Ma la guerra è un dramma, l’assetto globale che per anni ha caratterizzato la sovrastruttura all’interno della quale abbiamo vissuto le nostre vite è saltato in aria. Davvero vogliamo impelagarci, sui social network, in discussioni di questo tenore?

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Kiev Mule e iodio, le discussioni sui social network che non ci meritavamo

Il carico eccessivo di informazioni e anche le nostre abitudini di navigazione hanno generato sempre più questioni frivole su cui dibattere. È il meccanismo stesso delle discussioni degli ultimi anni: parte una tendenza sui social network e l’onda d’urto arriva ai media mainstream che sono pronti ad accoglierla e a rilanciarla. Grande enfasi, nel corso di questi primi dieci giorni di conflitto, è stata data – nell’ordine – al Moscow Mule che, adesso, si chiama Kiev Mule, alla stessa lezione su Dostoevskij all’università Bicocca di Milano tenuta dal professor Paolo Nori, alle compresse allo iodio che, in Belgio, sono diventate argomento principe di discussione dopo le tensioni che hanno interessato i siti nucleari ucraini, finiti proprio nel cuore del conflitto. Ma potremmo continuare anche con altre questioni, come quelle del presunto boom dei bunker sotterranei in un mercato immobiliare come quello italiano o come il bando dei gatti russi da tutte le competizioni e da tutti i concorsi di bellezza felini promossi da una fantomatica federazione internazionale.

Non serve per forza l’elemento di intrattenimento che rende più accattivante una trama complessa. Non siamo gli sceneggiatori né gli spettatori desiderosi di hype di una serie televisiva su Netflix, di un dramma su Amazon Prime. La nostra vita non va in onda in streaming. Sarebbe ora di uscirne.

Foto IPP/imagostock/Dmitri Kotjuh

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