Kerala, un morto negli scontri per l’ingresso di due donne nel tempio Indù

Sono entrate in sciopero generale diverse città dello Stato del Kerala, nel sud dell’India, per protestare contro l’ingresso di due donne “impure” nel tempio induista di Sabarimala. Il gesto senza precedenti, che segue la decisione di settembre della Corte Suprema di eliminare il divieto di ingresso alle donne nel periodo mestruale, ha scatenato violenti scontri di protesta, che hanno portato alla morte di un militante del partito nazionalista indù Bjp, colpito da una pietra, mentre altre 15 persone sono state ferite. Violenze che contrastano con il “muro delle donne”, la manifestazione pacifica che ha visto 3 milioni di donne creare una catena umana lunga 620 km per supportare le due indiane autrici dello storico gesto.

Kerala, violenze e proteste per l’ingresso di due donne nel tempio Sabarimala

Da mercoledì si stanno verificando diverse proteste violente che hanno seminato il caos dopo l’ingresso storico di due donne all’interno del tempio indù Sabarimala, che non solo vietava l’ingresso alle donne in periodo mestruale, ma a tutte le donne in età fertile individuata tra i dieci e i 50 anni, perché considerate impure. Un divieto che la Corte Suprema ha cancellato a settembre, ma a cui evidentemente non è seguito un cambiamento culturale. Decine di persone si sono scontrate davanti al Parlamento dello Stato a Thiruvananthapuram, mentre sono stati registrati diversi episodi violenti in tutto il Kerala. Pinarayi Vijayan, capo del governo del Kerala, ha dichiarato che c’è stata «tanta violenza in tutto lo Stato», ma che il governo ha il dovere e la responsabilità di attuare la decisione presa dalla Corte Suprema, che aveva aperto il tempio induista anche alle donne.

 

Due donne entrano nel tempio induista, l’origine delle proteste

Bindu Ammini, 42anni, e Kanaka Durga, 44 anni. Sono loro le donne indiane che hanno compiuto il gesto di entrare nel tempio, venendo scortate da diversi agenti di polizia, molti dei quali in borghese. Del resto Pinarayi Vijayan aveva garantito nei mesi scorsi che «il governo fornirà protezione se qualche donna intenda entrare nel tempio». Le due sono quindi entrate nel tempio di Sabarimala mercoledì all’alba, intorno alle 3,45 del mattino, con addosso un vestito nero simile al burqa e convinte di essere al sicuro. Dopo pochi minuti però sono state individuate e cacciate dal luogo sacro, che è stato subito chiuso per compiere dei rituali di purificazione. Non è la prima volta che la decisione della corte suprema non viene rispettata: nei mesi scorsi decine di donne non hanno potuto completare il pellegrinaggio al tempio di Ayyappa perché bloccate da centinaia di fedeli e attivisti dei gruppi di estrema destra. Il gesto di Ammini e Durga ha scatenato violenze in tutto lo stato, e la polizia già mercoledì ha dovuto utilizzare i lacrimogeni all’esterno del tempio di Sabarimala, ma non è bastato a spegnere la violenza. A schierarsi contro le due indiane anche il premier Narendra Modi che ha dichiarato che l’ingresso delle donne non ha nulla a che vedere con l’uguaglianza di genere ma solo con la tradizione. «D’altronde ci sono dei templi dove agli uomini non è permesso entrare» ha aggiunto.

Kerala, «Il muro delle donne» contro il divieto di ingresso

Per supportare il gesto di Bindu Ammini e Kanaka Durga, 3 milioni di donne hanno creato una catena umana lunga 620 km, un «muro delle donne» che si è sviluppato lungo le principali autostrade del Kerala, dalla punta nord di Kasaragod a sud di Thiruvanthapuram. Un gesto pacifico, che contrasta nettamente con la violenza mostrata dai gruppi tradizionalisti e conservatori che hanno seminato il caos negli altri distretti.

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(Credits immagine di copertina: Instagram inforoads )

 

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